IL MIGLIOR AMICO DEI DANESI? LA BICICLETTA!

In Danimarca si pedala con qualsiasi tempo, in ogni circostanza e 24 ore su 24, soprattutto grazie alla vasta rete di percorsi ciclabili. La cultura delle due ruote affonda le radici nella storia stessa del paese. 

 

I danesi non vanno in bici: ci vivono. La bicicletta è uno dei principali mezzi di trasporto; con il sole o con la pioggia, sotto la grandine o sotto la neve, in Danimarca si usa la bici per andare al lavoro, fare shopping, portare i bambini all'asilo o uscire alla sera. Aiutano senza dubbio i 12.000 km di piste ciclabili che si snodano per tutto il paese e il terreno prevalentemente pianeggiante. 

 

Nove danesi su dieci possiedono una bicicletta e percorrono in media 1,6 km al giorno sulla loro due ruote, che sia una bici da corsa o una cargo bike adatta al trasporto di merci e bambini. Nelle ore di punta, non è raro trovare sulle piste ciclabili di Copenaghen un traffico pari a quello di automobili nelle altre parti del mondo. 

 

Le origini della cultura della bicicletta in Danimarca 

 

Il successo delle due ruote nella capitale danese ha le sue origini nella storia stessa della città. La bicicletta fu inventata nella seconda metà del 1800. Seppure piuttosto rozze e un po' scomode da guidare, le prime bici sono presto diventate di moda, soprattutto tra i giovani dell’alta società. Inizialmente le biciclette furono utilizzate per lo sport e il tempo libero, ma dalla fine del 1800 cominciarono a essere commercializzate ed ebbero subito un enorme successo tra il grande pubblico, che all’epoca aveva un accesso molto limitato ad altri mezzi di trasporto. 

 

La bicicletta, sinonimo di libertà 

 

Da sempre, in Danimarca la bicicletta è indissolubilmente legata all’idea di libertà. Grazie alla diffusione delle due ruote, infatti, anche i ceti più umili hanno ottenuto molta più libertà di movimento. La bicicletta era il loro biglietto per uscire dalle anguste abitazioni nel centro della città e respirare l'aria pulita dei sobborghi in rapida crescita.  

 

Le fotografie di scene urbane degli anni ’30 mostrano bene come nella prima metà del ’900 le città danesi siano state invase dal nuovo, rivoluzionario mezzo di trasporto. 

 

Il periodo d’oro delle biciclette è durato una cinquantina di anni, fino al 1960, quando il progresso economico e sociale ha reso possibile l'acquisto di un'auto per un numero sempre maggiore di famiglie. 

La diffusione delle automobili ha significato non solo prosperità, ma anche inquinamento, ingorghi e incidenti. In molte zone pedonali di Copenaghen oggi tanto care a residenti e turisti – a partire da Nyhavn, Strøget e Langelinie – negli anni ’60 imperavano il traffico e le aree di parcheggio. 

 

Se fino a quel periodo l’evoluzione urbana di Copenaghen ha seguito quella di molte altre metropoli occidentali, da un certo punto in poi la capitale e molte altre città danesi hanno deciso di prendere una strada diversa. 

 

Il modello danese 

 

Tra gli anni ’70 e gli anni ’80 la Danimarca ha assistito a numerosi conflitti tra i sostenitori della bicicletta e quelli delle automobili. La Federazione danese dei ciclisti ha promosso diverse manifestazioni di successo, come quelle contro la proposta di creare un'autostrada attraverso i laghi che si trovano tra il centro di Copenaghen e i quartieri periferici e che rappresentano alcuni tra gli spazi verdi più belli della città. 

 

A poco a poco, si è capito che la soluzione poteva essere solo quella di uno sviluppo urbanistico che lasciasse spazio ad auto, biciclette, pedoni e trasporti pubblici: è nato allora il cosiddetto “modello danese”, un modello urbanistico in continuo sviluppo basato su una vastissima rete di piste ciclabili che corrono parallelamente alle strade. 

 

Negli ultimi 10 anni anche la Danimarca, come altri paesi, si è trovata di fronte a nuove sfide, prime fra tutte quella di migliorare la salute pubblica e contrastare il cambiamento climatico. Inoltre, il rapido sviluppo urbano di un grande centro come Copenaghen ha imposto una riflessione sul concetto stesso di metropoli: nella capitale come in molte altre città danesi, questa riflessione ha portato a intensificare ancora di più le azioni per preservare e rinforzare la cultura della bicicletta. 

 

In Danimarca la tradizione ciclistica è così radicata che tutti, indipendentemente dal ceto e dalla provenienza, sono abituati a pedalare. La maggior parte dei danesi associa la bicicletta a valori positivi come libertà e salute e, da qualche anno a questa parte, al concetto stesso della forza e dell’energia che ogni persona può trovare dentro di sé. 

 

Le tre maggiori città della Danimarca - Copenaghen, Aarhus e Odense - hanno promosso importanti campagne a favore dei ciclisti e della cultura della bici. Il risultato? Sempre più appassionati delle due ruote e città più pulite, più sane e più vivibili. 

 

Da oltre mezzo secolo, la bicicletta si è imposta nella cultura danese anche grazie alle arti visive, alla poesia e alla musica. Una ragazza bionda che attraversa in bicicletta la città non è ormai un’immagine tipica di Copenaghen? In più, a partire dagli anni ’70, con la nascita del movimento ambientalista e la crisi petrolifera, la cultura della bici è stata molto rivalutata, e vista in una nuova luce, molto positiva e quasi… glamour! 

 

 

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