IL SECONDO GIORNO A GENOVA, TRA SOGNI DI PIETRA E L’ANIMA LUMINOSA DEL RINASCIMENTO
Luci soffuse, stucchi dorati e sapori antichi: il Rinascimento si serve in tavola
Di buon mattino, con il profumo del caffè ancora sulle labbra e il cuore colmo delle emozioni vissute il giorno prima, riparte il nostro Rolli Tour. C’è nell’aria una nuova consapevolezza: quella che nasce quando si tocca con mano la bellezza autentica, quella che non si dimentica. Genova ci ha già svelato parte del suo tesoro, ma sappiamo che molto altro ci attende, pronto a sorprenderci ancora, a scolpire un’altra emozione dentro di noi.
Il viaggio continua nel cuore nobile della città, lungo quella meraviglia architettonica che è Via Garibaldi, già “Strada Nuova” nel XVI secolo, oggi dichiarata Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Qui si concentra un vero e proprio trittico dell’arte: Palazzo Rosso, Palazzo Bianco e Palazzo Doria-Tursi. Tre scrigni preziosi che, insieme, compongono il più grande polo museale di arte antica di Genova, con oltre 75 sale che raccontano secoli di storia, cultura e splendore.
Palazzo Rosso ci accoglie per primo, con le sue atmosfere raffinate e la luce che danza sulle pareti affrescate. È una delle pinacoteche più importanti della città, dove l’arte dialoga con la bellezza degli ambienti. Le stanze sono un susseguirsi di sguardi immortali e gesti sospesi: Van Dyck, Guido Reni, Guercino, Bernardo Strozzi – ogni opera è un incontro ravvicinato con la grande pittura europea, una pagina viva scritta a colpi di colore e luce.
Attraversiamo il cortile, e pochi passi ci conducono al secondo gioiello: Palazzo Bianco. Qui, l’incanto continua con una collezione straordinaria, che abbraccia artisti italiani e fiamminghi, spagnoli e genovesi. Le sale si susseguono come stanze di un sogno: Filippino Lippi, Veronese, Vasari, Rubens, Murillo, Zurbaran, Simon Vouet… fino ai grandi maestri liguri come Grechetto, Piola, Gregorio De Ferrari e Magnasco. È un viaggio dentro lo spirito del Barocco e oltre, dove ogni pennellata racconta il suo tempo e lo supera.
Infine, ci accoglie la maestosità sobria di Palazzo Doria-Tursi, oggi sede del Municipio, ma un tempo la più sontuosa residenza privata mai costruita a Genova. Qui l’arte prende forme diverse, e ci parla attraverso arazzi, ceramiche preziose, pesi e misure dell’antica Repubblica. Ogni oggetto ha un’anima e un passato. E poi, in una teca che brilla di riverenza, i violini storici di Nicolò Paganini sembrano ancora fremere, pronti a risuonare nel silenzio dorato delle stanze.
Ma la sorpresa finale ci aspetta nel giardino: dal 2009, tra il verde e la pietra, veglia silenziosa una delle opere più toccanti di Antonio Canova – la Maddalena penitente. In questo angolo sospeso nel tempo, lo sguardo dolente e umano della scultura ci ricorda che l’arte non è solo bellezza, ma anche verità, emozione, introspezione.
Camminiamo via, in silenzio, con l’anima nutrita. Ogni passo ci riporta alla luce, ma dentro di noi qualcosa è cambiato: Genova ci ha parlato ancora, e la sua voce – fatta di pietra, colori e armonie – continua a risuonare.
Dopo aver attraversato un dedalo di vicoli e carruggi, è Palazzo Cattaneo della Volta ad aprirci le porte. Ci accoglie il sorriso gentile della signora Roberta, erede della famiglia, che ci racconta con passione la storia dei suoi antenati e di questa dimora nobile, in cui l’eco del passato risuona tra affreschi e silenzi.
Nel cuore di Piazza Cattaneo, strategicamente posizionato tra il mercato di San Giorgio e la Ripa, il palazzo fu abitato dalla famiglia fin dal XII secolo. La facciata barocca, firmata da Bartolomeo Bianco nel 1623, nasconde meraviglie: tra tutte, il celebre "salotto dei Van Dyck".
Qui soggiornarono Rubens e Van Dyck, chiamati a ritrarre i membri della famiglia Cattaneo in ambienti affrescati da Giacomo Antonio Boni. Van Dyck dipinse nove ritratti, tra cui quello celebre della Marchesa Elena Grimaldi Cattaneo e dei figli, oggi custoditi in musei americani come la Frick Collection e la National Gallery di Washington.
La voce della signora Roberta si intreccia ai profumi dell'antico palazzo, mentre scorriamo con lo sguardo le tracce affrescate riemerse di recente, e immaginiamo le stanze un tempo animate da dame, consoli e artisti. È un incontro raro con una Genova che sa ancora parlare in prima persona. Il sole primaverile ci avvolge con una luce chiara e rassicurante, tiepida quanto basta per scaldare i pensieri e rendere più lievi i passi. Ci lasciamo trasportare dal flusso vivo della città, tra sorrisi, voci, profumi, i leoni davanti al Duomo di San Lorenzo: l’energia vibra nell’aria, sospinta dall’eleganza dei Rolli e dall’afflusso continuo di visitatori arrivati anche per Euroflora, che colora questi giorni di Genova con un entusiasmo contagioso.
Camminiamo lentamente, quasi in punta di piedi, come per non disturbare la bellezza che ci circonda, fino a raggiungere Piazza De Ferrari — il cuore pulsante della città — dove tutto sembra trovare il proprio ritmo. La fontana, con i suoi zampilli brillanti, regala una fresca carezza che rinfresca e incanta. Intorno, l’atmosfera è quella di un momento perfetto: corridori sudati e sorridenti si godono l’arrivo, mentre i turisti si accomodano ai tavolini del Caffè del Teatro, con un bicchiere tra le mani e lo sguardo ancora colmo di stupore. Tutto si mescola, tutto vibra: Genova continua ad accoglierci, viva e bellissima, come solo lei sa fare.
E proprio qui si affaccia il maestoso palazzo Doria De Fornari, un gioiello dell’architettura genovese. Costruito per la potente famiglia Doria e passato successivamente ai De Fornari, l’edificio ha attraversato i secoli trasformandosi prima in albergo di lusso e poi in sede bancaria. Nel XIX secolo, la ristrutturazione dell’area comportò l’abbattimento del convento di San Domenico, aprendo lo spazio al Teatro Carlo Felice, ma il palazzo seppe conservarsi.
Varcando il portone, ci si trova immersi in un’atmosfera barocca: al piano nobile affreschi e stucchi firmati da Lorenzo De Ferrari, Sigismondo Betti e Francesco Campora raccontano l’eleganza e la ricchezza di un’epoca che ancora oggi parla al visitatore con voce intensa e raffinata.
Le ore scorrono leggere, tra scorci segreti, facciate nobiliari e storie sussurrate dai muri antichi che ci accompagnano passo dopo passo.
Quando il sole inizia a calare, regalando a Genova una luce dorata e gentile, ci ritroviamo nel cuore di Piazza Campetto. È qui che la nostra giornata si chiude, ma lo fa in bellezza, con il cuore ancora aperto alla meraviglia. Davanti a noi si apre Palazzo Gio Vincenzo Imperiale, uno dei più affascinanti Palazzi dei Rolli, scrigno di arte e memoria. La sua eleganza antica non impone, accoglie. Ci guida nella scoperta Raoul Bollani, anima appassionata del palazzo e voce narrante capace di trasformare ogni dettaglio in racconto.
Questa dimora straordinaria appartiene ancora oggi alla famiglia Imperiale di Sant’Angelo dei Lombardi. Fu voluta intorno al 1560 da Vincenzo Imperiale, che ne affidò la progettazione a Giovanni Battista Castello, detto il Bergamasco: architetto, pittore, genio visionario. La facciata, con i suoi stucchi e illusioni prospettiche, dialoga con lo spazio urbano e ne amplifica la magia.
Nonostante i segni del tempo e le ferite lasciate dal bombardamento del 1684 e dai conflitti del secolo scorso, il palazzo è rinato grazie a restauri attenti, restituendo luce alla sua bellezza originaria. Salendo al secondo piano nobile, lo sguardo si perde tra opere straordinarie: i fregi con le Parche, l’Imbarco di Enea di Luca Cambiaso, la potente Conquista di Gerusalemme di Bernardo Castello. Ogni affresco è un mondo, ogni pennellata una storia da ascoltare.
Ma è con il calare della sera che tutto si fa più intimo, più emozionante. Dopo un asinello — l’aperitivo genovese con frittura di pesce — la cena di gala prende vita in una delle sale più evocative del palazzo. Non è solo cibo: è racconto, esperienza, viaggio. Ogni piatto è una dedica alla tradizione, un gesto d’amore verso la cultura e il territorio. Intorno a noi, parole, sorrisi e brindisi si intrecciano come fili d’oro tra passato e presente.
E quando arriva il momento di congedarci, capiamo che la Rolli Experience non è stata solo una visita. È stata un’emozione vissuta, un contatto profondo con l’anima di Genova. Qualcosa che, una volta entrato nel cuore, non se ne va più. (continua https://www.pegasonews.info/joomla/index.php/turismo-benessere/105530-la-superba-e-i-suoi-rolli-un-viaggio-tra-storia-tradizioni-liguri-e-la-magia-di-euroflora-2025-iii-parte)
Foto: Giovanna dal Magro
Testo: Gloria Giovanetti