"FRANCESCA: IL VOLTO DELL'ANGELO" - LA PIÈCE TEATRALE DEDICATA A FRANCESCA WOODMAN APRE BOOKCITY MILANO AL TEATRO FRANCO PARENTI

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Una discesa nell'enigma dell'arte e della vita della giovane fotografa americana, tra ossessione, memoria e ricerca dell'identità. Lo spettacolo della compagnia Blusclint ispirato alla biografia di Bertrand Schefer

Nell'ambito di BookCity Milano 2025, il Teatro Franco Parenti - Café Rouge ospita "Francesca: il volto dell'angelo", la pièce teatrale prodotta dalla compagnia Blusclint e ispirata alla breve e intensa vita di Francesca Woodman, giovane fotografa americana scomparsa tragicamente a soli ventitré anni. Lo spettacolo prende le mosse dalla biografia scritta da Bertrand Schefer e pubblicata in Italia da Johan & Levi (2024), un testo che è insieme indagine biografica, riflessione filosofica e confessione personale.

LO SPETTACOLO

FRANCESCA: IL VOLTO DELL'ANGELO
Con Elisabetta Misasi (in scena) e Paolo Faroni (voce narrante)

Venerdì 14 novembre 2025, ore 20.00
Teatro Franco Parenti - Café Rouge
Via Pier Lombardo 14 - Milano
Ingresso libero fino a esaurimento posti

La trama: un'ossessione necessaria

Una giovane ricercatrice conserva nel cuore il ricordo di un fugace incontro giovanile con alcune fotografie di Francesca Woodman. Quando, anni dopo, decide di dedicarle una monografia accademica, l'affascinante enigma di quelle immagini sospese tra presenza e assenza, unito al drammatico suicidio dell'artista avvenuto nel 1981, si rivela un ostacolo emotivo e intellettuale difficile da aggirare.

L'unico modo per riuscirci è intraprendere una precipitosa discesa nel buco nero in cui confluiscono arte e vita, realtà e finzione, ricerca e autobiografia. Un'ossessione capace non solo di mettere in crisi l'identità e le certezze della protagonista, ma soprattutto di restituirci una Francesca inedita, un angelo fragile e potente più che mai necessario per il nostro tempo confuso e spaesato.

Lo spettacolo nasce da un'idea di Massimo Canepa e si arricchisce delle fotografie originali di Chiara Scordamaglia, che dialogano con la scena creando un ulteriore livello di riflessione sul rapporto tra immagine, memoria e identità.

IL LIBRO CHE HA ISPIRATO LO SPETTACOLO

Bertrand Schefer
FRANCESCA WOODMAN
Traduzione di Andrea Franzoni
Johan & Levi, 2024

Un'archeologia dell'anima attraverso le immagini

«La storia non è nell'immagine, ma nel nostro rapporto con l'immagine, in ciò che essa deposita in noi» scrive Bertrand Schefer, scrittore, filosofo e saggista francese che alla fine degli anni Novanta vede per la prima volta alcuni scatti di Francesca Woodman e ne rimane letteralmente folgorato.

Quelle fotografie, per lui così respingenti e inquietanti in un primo momento, tornano negli anni a interrogarlo, a tormentarlo, incessanti come gocce d'acqua sulla pietra, persistenti come un'ossessione amorosa che non si placa. Si ripromette di scrivere un giorno su di lei, per far luce sull'enigma che incarna, per salvarla dall'oblio a cui il tempo rischia di consegnarla. Ma non è della sua fotografia che vuole parlare: è lei che vuole riportare in vita, restituirle una presenza, anche solo per qualche attimo prezioso strappato al silenzio.

Il metodo archeologico di Schefer

Come un archeologo insaziabile che scava tra le rovine della memoria, Schefer riesuma allora tutto quanto può aiutarlo a ricostruire quella "storia mancante", frammentaria, sfuggente. Una storia peculiare in cui il flusso dei propri ricordi personali, innescati dalla figura sfocata e irraggiungibile di Francesca, si mescola indissolubilmente alla vicenda biografica della giovane fotografa: l'infanzia nel Colorado, il legame forte e viscerale con l'Italia (paese dove tornerà più volte e che influenzerà profondamente la sua estetica), i genitori George e Betty Woodman, anche loro artisti affermati, la prima macchina fotografica ricevuta da ragazzina, gli anni formativi alla prestigiosa Rhode Island School of Design, il soggiorno romano che porta a maturazione un temperamento artistico così singolare e fuori dal tempo.

Un'artista fuori dal tempo

Francesca si distingue dalla massa ovunque vada, atipica, scomoda, inclassificabile. Nei suoi vestiti d'epoca sbiaditi, trovati nei mercatini dell'usato, si ritrae di volta in volta come una presenza fantasmatica, ineffabile, sensuale, anacronistica, già profondamente consapevole che non è il mondo contemporaneo lo scenario in cui troverà la propria dimensione esistenziale e artistica.

Le sue fotografie in bianco e nero, spesso autoritratti in cui il suo corpo nudo si confonde con gli spazi architettonici fatiscenti, gli specchi, le tappezzerie scrostate, parlano di assenza, dissolvenza, metamorfosi. Francesca è sempre lì, nel frame, eppure sempre sul punto di sparire, di dissolversi nella materia che la circonda.

L'arte come veleno

Se la sua arte è il motore che la muove, il senso profondo della sua esistenza, è anche il veleno che la consuma lentamente, la prigione mentale ed emotiva da cui un giorno dell'inverno del 1981 riuscirà a liberarsi nel modo più tragico: aprendo la finestra del suo sgangherato appartamento newyorkese al 33 di East 3rd Street e lasciandosi cadere nel vuoto. Aveva soli ventitré anni e lasciava dietro di sé un'opera immensa: oltre 800 fotografie e migliaia di negativi che oggi sono conservati nei più importanti musei del mondo.

L'autore: Bertrand Schefer

Bertrand Schefer è un romanziere e saggista francese, autore di numerosi testi fondamentali sull'esperienza delle immagini, fra i quali La Photo au-dessus du lit (2014) e Disparitions (2020).

Filosofo di formazione, ha consacrato i suoi primi lavori accademici alla riscoperta e alla traduzione di testi fondamentali del Rinascimento italiano, in particolare quelli legati alle questioni della rappresentazione, della visione e del visibile. Ha tradotto per la prima volta in francese opere di autori classici italiani come Pico della Mirandola e Marsilio Ficino, contribuendo a diffondere il pensiero umanistico italiano in Francia.

Nel 2003 è uscita la sua monumentale traduzione francese dello Zibaldone di Leopardi, lavoro che ha richiesto anni di studio e che ha reso finalmente accessibile al pubblico francofono uno dei capolavori della letteratura filosofica italiana.


Un appuntamento imperdibile per chi ama il teatro che si interroga sul confine sottile tra arte e vita, per chi vuole conoscere o riscoprire l'universo visionario di Francesca Woodman, e per chi cerca nell'arte non risposte facili ma domande necessarie che continuano a risuonare nel tempo.

Ingresso libero fino a esaurimento posti - si consiglia di arrivare con anticipo.

 

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