MILANO, TEATRO MENOTTI IN SORMANI

A volte succede che dall’emergenza o dalla casualità possano nascere occasioni. A volte succede che da queste occasioni si costruiscano progetti di ampio respiro. A volte succede che il protagonista sia un luogo straordinario ricco di storia e suggestioni. A volte succede che nasca il bisogno di esplorare nuove strade, nuove modalità. A volte succede. È quello che è avvenuto con MENOTTI IN SORMANI, cartellone – non cartellone - estivo arrivato alla sua terza edizione. Una proposta alla città quasi obbligatoria in occasione della prima, “illusoria”, ripartenza dell’estate 2020, quando Il mondo dell’arte, della musica, dello spettacolo dal vivo, che aveva subito più di tutti i settori le morse dell’emergenza sanitaria, provava a scuotersi da quella sospensione surreale della propria possibilità espressiva. Occorreva uscire dal chiuso dei teatri per continuare a raccontare quelle storie ormai rimaste senza voce. Niente di più. Niente di meno. E da questa “essenzialità”, in apparenza forzata, abbiamo costruito con molti complici un pensiero teatrale semplice, ma efficace, che potesse accogliere il pubblico all’imbrunire in un abbraccio affettuoso e caloroso, in un luogo davvero magico come il Cortile della Biblioteca Sormani, con la complicità attiva del Comune di Milano, per costruire insieme un evento ormai diventato appuntamento gradito e atteso della lunga estate cittadina. In questo percorso accogliamo oggi con responsabilità ed orgoglio l’inserimento di Menotti in Sormani nel prestigioso palinsesto di MILANO È VIVA per il quale ringraziamo l’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano per la collaborazione e anche, e soprattutto, per la condivisione delle scelte artistiche e progettuali. Menotti in Sormani presenterà 30 proposte di generi e linguaggi differenti, lungo la linea della contemporaneità e dell’originalità, per un teatro che non ha sospeso la propria creatività, non ha smesso di riflettere sul tempo presente. Come se, sotto le macerie di questa guerra combattuta e ancora da combattere e da soffrire, i costruttori di bellezza siano stati e siano ancora impegnati a creare il mondo che verrà̀. E ci piace pensare di raccogliere questi semi. A volte succede. Emilio Russo

Le scelte di questa terza edizione 2022, dal 4 luglio al 3 agosto,sottolineano ancora le linee progettuali del nostro fare e pensare teatro in un percorso tra la narrazione teatrale, la musica, le contaminazioni, la comicità d’autore con produzioni e ospiti di prestigio, che anche quest’anno hanno accettato la scommessa di un teatro “senza filtri” con proposte originali e di qualità.

La musica e il teatro musicale con 2 omaggi a Lucio Dalla, PEPPE SERVILLO ne Il giorno ha 5 testee DARIO DE LUCA per la produzione di Scena Verticale con Aspettiamo senza avere paura, domani. Un viaggio nella musica popolare con i RADICANTO, forse il gruppo che più di tutti ha segnato la discografia e la musica italiana con la loro miscela tra la tradizione rivisitata e la canzone d’autore. Ancora un progetto di contaminazione con DANILO ROSSI e un gruppo di musicisti zingari per New Gipsy Project. Musica e ironia con la storica BANDA OSIRIS, una delle massime espressioni della comicità nel teatro musicale. Il teatro di narrazione e la comicità d’autore con ospiti come ANTONIO REZZA, PAOLO ROSSI, MARCO BALIANI, ARIANNA SCOMMEGNA, ROMINA MONDELLO, GIANLUIGI FOGACCI e CARLOTTA PROIETTI e il giovane attore/autore ANTONIO PERRETTA che ha particolarmente colpito il pubblico del Teatro Menotti durante la rassegna CONTEMPORANEA. Due omaggi inoltre ai grandi autori, a Pier Paolo Pasolini nel centenario della nascita, con uno studio su ALÌ DAGLI OCCHI AZZURRI tra parola, danza e musica per la drammaturgia e la regia di Emilio Russo e la coreografia di Monica Casadei e a Giovanni Verga nel centenario della sua morte con un progetto in collaborazione con Lorenzo Muscoso. Due spettacoli ambientalisti come POSSIAMO SALVARE IL MONDO PRIMA DI CENA versione teatrale autorizzato del best seller di Jonathan Safran Foer e Teatro da mangiare della straordinaria compagnia del TEATRO DELLE ARIETTE con un vero e proprio invito a cena con teatro per discutere di condivisione, sostenibilità e natura.

Ricca anche la partecipazione di artisti e compagnie dell’area milanese e lombardo in sintonia con la precisa e puntuale linea di intervento condivisa con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, che ha individuato nella rassegna Menotti in Sormani uno spazio idoneo ed importante per la creatività del territorio.

 

Lunedì 4 luglio ore 19.30
Banda Osiris
LE DOLENTI NOTE

 

Martedì 5 luglioore19.30

Dario Napoli

DARIO NAPOLI TRIO

 

Mercoledì 6 luglio ore 19.30

Davide Verazzani
SENZA PASSARE DAL VIA

 

Giovedì 7 luglio ore 19.30

Peppe Servillo e Anidride Solforosa

IL GIORNO AVEVA 5 TESTE

 

Venerdì 8 e sabato 9 luglio ore19.30

Marco Baliani

KOHLHAAS

 

Domenica 10 luglio ore19.30

Radicanto

ALLE RADICI DEL CANTO

 

Lunedì 11 e martedì 12luglioore19.30

Romina Mondello

JACKIE

 

Mercoledì13 luglio ore 19.30

Collettivo Menotti

POSSIAMO SALVARE IL MONDO PRIMA DI CENA

 

Giovedì14 luglio ore 19.30

Eleonora Tedesco

ZARIEL“LE STRADE DI POLVERE”

 

Venerdì 15 luglio ore19.30

Paolo Rossi

PANE O LIBERTÀ

Per un futuro immenso repertorio

 

Sabato 16 luglio ore19.30

Danilo Rossi

DANILO ROSSI & THE NEW GIPSY PROJECT

 

Domenica17 luglio ore19.00

Teatro delle Ariette

ATTORNO A UN TAVOLO

 

Domenica 17 luglio ore 20.30

Giulio Larovere

ROAD SWEET HOME

 

Lunedì18luglio ore19.30

Arianna Scommegna

UN ALBERO DI 30 PIANI

 

Martedì19luglioore19.30

Carlotta Proietti e Gianluigi Fogacci

THE PRUDES

 

Mercoledì 20 luglio ore 19.30

Paola Giorgi

D LA PRINCIPESSA DIANA E LA PALBEBRA DI DIO

 

Giovedì 21 e Venerdì 22 luglio ore19.30

Scena Verticale

ASPETTIAMO SENZA AVERE PAURA DOMANI

 

Sabato 23 luglioore19.30

Ottetto di fiati dell’Orchestra dell’Università degli Studi di Milano

LE OPERE DI WOLFGANG AMADEUS MOZART E L’HARMONIEMUSIK

  

Domenica24 luglio ore18.30

Angela Rossi (Presentazione libro)

SARANNO ROSSE LE MIE SCARPE

 

Domenica 24 luglio ore 20.00

Antonio Perretta
ANTONIO

Vita di un guitto

 

Lunedì 25 luglio ore19.30

Lorenzo Muscoso

MASTRO DON GESUALDO

 

Martedì 26 luglioore19.30

Ilaria Suss e Adriano Sangineto

HARP& TAP

 

Mercoledì 27 luglio ore19.30

Artemis Danza, Chiara Tomei e Antonio Perretta

ALÌ DAGLI OCCHI AZZURRI

 

Giovedì 28 luglio ore19.30

KlezParade Orchestra

KLEZPARADE

 

Venerdì 29 luglio ore19.30

Linguaggi Creativi

AUT - UN VIAGGIO CON PEPPINO IMPASTATO

 

Sabato 30 luglioore19.00 ore 21.00

Antonio Rezza e Flavia Mastrella

PITECUS

 

Lunedì 1 agosto ore 19.30

Kerkis- Teatro Antico in Scena

ELENA DI EURIPIDE

  

Martedì 2 agosto ore 19.30

La compagnia dell’anello

WOMEN IN LOVE

 

Mercoledì 3 agosto ore 19.30

Hypnosis Electro Duo

A VOCE SOLA: ESPLORAZIONE SULLA VOCE


4 luglio ore 19,30 

BANDA OSIRIS 

Le dolenti note

Il mestiere del musicista: se lo conosci lo eviti 

Mandolino, chitarra, violino, trombone Sandro Berti 

 Voce, sax, flauto Gianluigi Carlone 

Trombone, basso, tastiere Roberto Carlone 

 Percussioni, batteria, bassotuba Giancarlo Macrì 

 

Dopo essersi addentrata in modo irreverente nei meandri del complesso universo delle sette note, aver abbattuto i rigidi accademismi e le barriere dei generi musicali, intrecciando, tagliando e cucendo musica classica e leggera, jazz e rock, il furore dissacratore della Banda Osiris si concentra, in questo nuovo spettacolo, sul mestiere stesso di musicista.

Prendendo spunto dall’omonimo libro, la Banda Osiris trasforma le pagine scritte in un viaggio musical-teatrale ai confini della realtà.  Con l’abilità mimica, strumentale e canora che li contraddistingue, i quattro protagonisti si divertono con ironia a elargire provocatori consigli: dal perché è meglio evitare di diventare musicisti a come dissuadere i bambini ad avvicinarsi alla musica, da quali siano gli strumenti musicali da non suonare a come eliminare i musicisti più insopportabili.

Attraverso musica composta e scomposta, musica da camera e da balcone, Beatles e Vasco Rossi, la Banda Osiris tratteggia il ritratto impietoso della figura del musicista: presuntuoso, permaloso, sfortunato, odiato, e, raramente, amato.

 

5 luglio ore 19,30  

DARIO NAPOLI TRIO 

Chitarra solisti Dario Napoli  

Contrabbasso Daniele Tortora 

Chitarra ritmica Yann Marechal 

In collaborazione con il Comune di Milano

 

Immaginate che Django Reinhardt acquisisca l’uso delle cinque dita e incontri nel suo cammino artistico Jaco Pastorius: swing semi acustico e groove bollente!

Nonostante Django sia l'ispirazione principale dietro al trio, il siciliano di nascita e Milanese d’adozione Dario Napoli intende includere le influenze più contemporanee nella sua versione di swing zingaro, introducendo elementi di stili musicali più moderni come bebop, funk e jazz moderno. Il trio è stato protagonista in diverse rassegne di rilievo sia di jazz che di jazz manouche, al Duc desLombards, Django in June, Django Amsterdam, Djangofollies, Cloughtoberfest, Django sur Lennon, CullyJazzfest, Eddie Lang Jazzfest, Pisa Jazz, Valdarno Jazz, Trasimeno Blues, Liverpool Philarmonic, Pizza Express London, etc.

Il risultato è un suono imprevedibile ed esuberante, che ruba da varie epoche musicali e che conduce l’ascoltatore attraverso una ricca e vibrante esperienza sonora, senza mai abbandonare del tutto l'impronta gitana di Django.

 

6 luglio ore 19,30 

DAVIDE VERAZZANI 

Senza passare dal via

Spettacolo di narrazione  

Scritto e interpretato da Davide Verazzani   

In collaborazione con il Comune di Milano

“Senza passare dal via" racconta, in 75 minuti coinvolgenti e senza respiro, la vera storia dell'invenzione del Monopoli, venuta a galla quasi per caso a fine anni '70.

Una storia che diventa il pretesto per una riflessione su quanto la popolarità del Monopoli sia espressione di un modo di vivere che premia il successo a tutti i costi, la prevalenza sugli altri, l'appiattimento di ogni forma di condivisione, comprensione ed empatia.

Una storia al cui centro c'è una donna, LizzieMagie.

Lizzie nel 1904 inventa"Thelandlord'sgame", un gioco che si basasulleideecooperativistediHenry George, economista statunitense attivo nel XIX secolo. “

Ilgioco, brevettato ma senza successo, viene giocato per anni,all'insaputa di Lizzie, in molti college americani. Finché ne viene a conoscenza lo squattrinato Charles Darrow, che se ne dichiara l’inventore e nel 1935 ne vende i diritti alla Parker Brothers, che lo fa diventare in breve tempo il gioco da tavolo più venduto al mondo.

Solo negli anni '70, grazie all'impulso di un professore di Berkeley, Ralph Anspach, si scoprirà quel che è realmente accaduto, anche se Lizzie Magie non avrà gloria nemmeno postuma.

Raccontata in modo rigoroso ma divertente e appassionante, in modo da far riflettere su quanto il Monopoli venga visto solo come un passatempo per allegre serate infamiglia, senza pensare a come possa influire sullo sviluppo psicologico e sociale dei bambini.

Suquantocombattiamolaviolenzaesplicitadivideogame,film,tv,esottovalutiamoquellaimplicita di un gioco che ha come regola principale il far andare in bancarotta gli altri giocatori.

Su quanto, infine, siastato questo mondo a inventare il Monopolioppureviceversa, e come le due cose, comunque, si alimentino a vicenda di continuo, in una specie di diabolici vasi comunicanti.

La conclusione è la speranza che ognuno di noi possa in qualche modo pensarci su, prima di dover per forza schiacciare il prossimo per raggiungere i propri obiettivi.Che siano quelli del Monopoli, o i personali.

 

7 luglio ore 19,30

PEPPE SERVILLO – ANIDRIDE SOLFOROSA - MARIO TRONCO

Il giorno aveva 5 teste

Un progetto di Mario Tronco

Direzione artistica e musicaleMario Tronco – VocePeppe Servillo - SassofoniPeppe D’ArgenzioPianoforte e tastiereMarcello Tirelli– ChitarreEmanuele Bultrini - VioloncelloKyung Mi Lee

Basso elettricoPino Pecorelli - BatteriaDavide Savarese

Nella genesi di una canzone, il compositore vive il rapporto con l’autore del testo in modo spesso insidioso, a volte addirittura tumultuoso.

Così deve essere stato anche tra Lucio Dalla e Roberto Roversi. Leggendo il loro carteggio, tra l’altro estremamente divertente, appare evidente una battaglia tra l’esigenza del poeta di significare le parole e quella del musicista di cantarle travalicandone il senso, per il semplice gusto della nota.

Prosegue il viaggio di Mario Tronco e degli Anidride Solforosa fra le note e le parole di Lucio Dalla e Roberto Roversi. Ne “Il giorno aveva cinque teste” proviamo ad insinuare, fra le pieghe del loro coraggio di autori e compositori, piccole nostre presunzioni musicali che vorrebbero esaltare il senso e l’imprevedibilità di questo lavoro. Il disco parla spesso di guerra, ed evitando facili effetti dovuti alla cronaca, inseguiamo l’universalità del loro parlare da poeti senza infingimenti e per sempre. Dopo il primo appuntamento con l’album Anidride Solforosa, portato in scena nel 2021 a Piazza Maggiore a Bologna, in occasione delle celebrazioni dei 50 anni del DAMS, siamo a metà strada, e la scrittura di Dalla si conferma ancora una volta spiazzante e melodica al tempo stesso, la sua voce spessa e teatrale, le parole di Roversi tese e musicali. Nel concerto dal vivo cercheremo nel pubblico che ama queste canzoni le risposte al nostro azzardo.

 

8 e 9 luglio ore 19,30 

MARCO BALIANI 

Kohlhaas 

Tratto dall’opera “Michael Kohlhaas” di Heinrich von Kleist 

Di Marco Baliani e Remo Rostagno 

Attore narrante Marco Baliani 

Regia Maria Maglietta 

La storia di Kohlhaas è un fatto di cronaca realmente accaduto nella Germania del 1500, scritto da Heinrich von Kleist in pagine memorabili.

Nel mio racconto orale è come se avessi aggiunto allo scheletro osseo riconoscibile della struttura del racconto di Kleist, nervi muscoli e pelle che provengono non più dall’autore originario ma dalla mia esperienza, teatrale e narrativa, dal mio mondo di visioni e di poetica.

Così, ad esempio, tutta la metafora sul cerchio del cuore paragonato al cerchio del recinto dei cavalli, che torna più volte nella narrazione, come luogo simbolico di un senso della giustizia umanissimo e concreto, è una mia invenzione, nel senso etimologico del termine, qualcosa che ho trovato a forza di cercare una mia adesione al racconto di Kleist.

Così via via il testo originale si è come andato perdendo e ne nasceva un altro, un work in progress alla prova di spettatori sempre diversi, anno dopo anno, in spazi teatrali e non, secondo un procedimento di crescita che ai miei occhi appare come qualcosa di organico, come mi si formasse tra le mani un organismo vivente sempre più ricco e differenziato.

Kohlhaasè la storia di un sopruso che, non risolto attraverso le vie del diritto, genera una spirale di violenze sempre più incontrollabili, ma sempre in nome di un ideale di giustizia naturale e terrena, fino a che il conflitto generatore dell’intera vicenda, cos’è la giustizia e fino a che punto in nome della giustizia si può diventare giustizieri, non si risolve tragicamente lasciando intorno alla figura del protagonista una ambigua aura di possibile eroe del suo tempo.

Le domande morali che la vicenda solleva e lascia sospese, mi sembrarono, quando comincia ad affrontare l’impresa memorabile del racconto, un modo per parlare degli anni ’70, per parlare di quei conflitti in cui venne a trovarsi la mia generazione, quella del ’68, quando in nome di un superiore ideale di giustizia sociale si arrivò a insanguinare piazze e città.

a antico, dunque, tragico nella tradizione e nella forma, che continua a catturarmi, perché il narratore non può che narrare ciò che epicamente lo coinvolge nell’intera sua persona, a me succede così: non potrei raccontare qualsiasi cosa.                                                                                                                          Marco Baliani

 

 

10 luglio ore 19,30

RADICANTO

Alle radici del canto

Canto, voce recitante Maria Giaquinto 

 Chitarra classica, mandolino Giuseppe De Trizio 

 Sax Claudio Carboni 

 Chitarra elettrica, chitarra portoghese, oud Adolfo La Volpe 

Catteria, riq, cajon Francesco De Palma 

Alle radici del canto nasce dalla voglia di esplorare attraverso la forma “canzone” in chiave d’autore e acustica la musica del mediterraneo. Ricerca, rielaborazione e dedizione verso le tradizioni popolari “vive” di tutto il mediterraneo, che hanno fatto, nel corso dell’ultimo decennio, dei Radicanto una delle più interessanti realtà musicali in Italia. Il progetto propone un approccio tutt'altro che filologico alle forme della world music, basato più sulle suggestioni che essa suscita all’ascolto odierno, arricchito d’influenze e sonorità contemporanee. La sensibilità di musicisti provenienti da differenti tradizioni musicali dà vita a un'interpretazione non convenzionale dei canti d'amore e maternità, di lotta e di libertà, di fede e ritualità.

La voce è il ponte immaginario che unisce non solo le diverse tradizioni musicali, ma anche la poesia che le attraversa. Il marchio di fabbrica dei Radicanto riluce nelle venature vocali di Maria Giaquinto, sorrette dai timbri percussivi di Francesco De Palma, dalle corde intrecciate di Giuseppe De Trizio e Adolfo La Volpe per giungere ai fiati di Claudio Carboni. L’ascolto della musica è ascolto interiore, ascolto dell’altro: luogo del dialogo e del confronto interculturale, sotto il segno della antica dottrina dell’ethos che nella Magna Grecia ha il suo naturale luogo di risonanza.

Il risultato è una performance musicale d'impatto, votata al ritmo, alla melodia e alla memoria di quella storia non ufficiale che non smetterà mai di insegnarci il futuro, con i suoi momenti d'autore che riecheggiano fra le note e che prendono forma nella poetica ruvida dei suoi cantori. E’ difficile non partecipare emotivamente a questa riappropriazione della nostra memoria, ricollocata nel contesto moderno e quindi, di ancora più immediata fruizione. I Radicanto, nel loro percorso artistico vantano collaborazioni con alcuni tra i massimi esponenti della musica di tradizione, di quella antica, ma anche d'autore e jazz, sia in contesti cinematografici che in quelli live e discografici (Teresa De Sio, Raiz, Lucilla Galeazzi, Roberto Saviano).

 

 

11 e 12 luglio ore 19,30 

ROMINA MONDELLO 

Jackie

Di Elfriede Jelinek 

Con Romina Mondello 

Regia Emilio Russo 

Costumi Pamela Aicardi

ProduzioneTieffeTeatro Milano /CMC NidodiragnoSoc. Coop.

Progetto sostenuto da NEXT – Laboratorio delle Idee edizione 2021 

Scritto nel 2002, due anni prima di ricevere il Nobel per la letteratura, il testo teatrale di Elfriede Jelinek mette al centro della sua “indagine” un personaggio controverso e, per molti versi inafferrabile, come Jacqueline Lee Kennedy Onassis, nata Bouvier. Jackie, appunto. Protagonista di una narrazione, dove diventa testimone a tratti feroce di un’epoca dove il “sogno americano” di democrazia e pace “un po’ alla buona” era governato dal potere di una famiglia che offuscava con il bianco splendente di sorrisi patinati, abiti e gioielli, figli biondi e felici, una trama fatta di segreti, malattie, sesso, alcol e droga e morte.

Però i miti restano miti. E Jackie lì resta. E la Jelinek la vede ora e forse per sempre in un’altrove, che non è più la vita, dalla quale si è già congedata, ma nemmeno un aldilà, così come lo immaginiamo. Probabilmente è il paradiso o l’inferno in cui lei continua ad esistere nell’epoca della comunicazione di massa. D’altronde quest’epoca è nata con lei. Colpisce l’utilizzo del tempo presente nella narrazione, come se Jackie potesse permettersi di vivere il tempo in maniera orizzontale e i fatti come se lei fosse lì in quel momento. Infatti, il tempo continua ad esistere anche nel passato e si fa beffe di noi, del nostro presente, figuriamoci del futuro. Colpisce l’ossessione dell’autrice e del personaggio sull’immagine dei sedili posteriori della limousine presidenziale nel momento dell’omicidio di Dallas, forse il fotogramma più famoso della storia. Jackie dice che con quello sparo è finito tutto questo, anzi tutto è iniziato da quello sparo. Nell’unica didascalia la Jelinek invita a pensare al famoso tailleur rosa indossato a Dallas. L’altra ossessione è quella dei suoi “troppi” abiti, della “troppa” carne di Marylin, del “troppo” sesso di Kennedy. Il suo racconto è in apparenza privo di morale e di giudizio, quasi leggero, ma in realtà si sente tutto il peso della sua vita, dei suoi morti, dei tradimenti, della sua stanchezza, del suo essere icona per le edicole dei giornali (cosa di cui non si ribella affatto).

Alla fine, cosa è Jackie? Sicuramente una prova straordinaria per ROMINA MONDELLO attrice di grazia, forza e spessore. Sicuramente una scrittura moderna e originale per un personaggio controverso e scontornato. Sicuramente una storia, anzi più storie (almeno tre, Jackie, Jack Kennedy, Marylin) viste da un’angolazione inaspettata. Sicuramente molte domande.

 

13 luglio ore 19,30 

COLLETTIVO MENOTTI 

Possiamo salvare il mondo prima di cena

Scritto e diretto daEmilio Russo 
Adattato daWe are the weatherdi Jonathan Safran Foer 
conCollettivo Menotti :Enrico Ballardini, Nicolas Errico, Helena Hellwig, Giulia Perosa, Jacopo Sorbini, Chiara Tomei 

Costumi Pamela Aicardi

Produzione: Tieffe Teatro Milano

Jonathan Safran Foer nel suo romanzo-saggio racconta, con straordinario impatto emotivo, la crisi climatica del nostro pianeta e lo fa alternando in modo originale storie di famiglia, ricordi personali, episodi biblici, dati scientifici e suggestioni futuristiche. Portate in scena dalla giovane compagnia Collettivo Menotti.

Una storia non facile da raccontare, un argomento che scuote gli animi, parole e musica potenti, capaci di accompagnare lo spettatore in un viaggio in cui la scienza lascerà il posto alle emozioni.
La storia è messa in scena in un loft coabitato da giovani attivisti, studenti, musicisti, dove i temi ambientali si trasformano, da noiosi elementi di una discussione oramai un po’ stanca, in materia incandescente con cui fare i conti qui ed ora. Una sorta di presa di coscienza di un futuro che non è poi così lontano come ci illudiamo di credere. Gli abitanti di quella casa si trasformano in un collettivo di lotta e di consapevolezza in grado di indicare e proporre la strada. Ovvero quella che solo stando insieme possiamo salvare il mondo prima di cena.

 

14 luglio ore 19,30 

ELEONORA TEDESCO

Zariel “Le strade di polvere

Voce Eleonora Tedesco 

Contrabbasso Luca Pissavini 

batteria e percussioni Fabrizio Carriero 

Chitarra Davide Benecchi 

Fiati Roberto Barbieri 

In collaborazione con il Comune di Milano

Zarièl“ Le strade di polvere”, è un progetto musicale in cui confluiscono molte anime: sorge attraverso incontri presenti e risonanze lontane, lungo i sentieri del mondo. Eleonora Tedesco, tramite la propria vocazione al canto, conduce con sé altri quattro viandanti, ciascuno, a suo modo, diverso per origine, formazione e inclinazioni stilistiche: Luca Pissavini al contrabbasso,

Fabrizio Carriero alla batteria e percussioni, Davide Benecchi alla chitarra e Roberto Barbieri ai fiati. I canti che raccontano le tradizioni di popoli provenienti da diverse aree del mondo, da quella sefardita, balcanica, mediorientale e non solo, giungono a noi, come polvere luminosa, attraverso la mistura e la ricerca personale di ogni componente del gruppo. La voce femminile incarna, qui, la donna in cammino attraverso sonorità di mondi culturali differenti; dove la musica, aperta a nuovi linguaggi sempre in divenire, trova spazio nelle contaminazioni col nostro presente, dal jazz con influenze mediterranee alla world music.

 

15 luglio ore 19,30 

PAOLO ROSSI 

Pane o libertà 

Per un futuro immenso repertorio

Musiche dal vivo  Emanuele Dell’Aquila, Alex Orciari, Stefano Bembi 

Produzione: Agidi

Pane o libertà è il nuovo spettacolo di Paolo Rossi che unisce stand up a commedia dell'arte e commedia greca. “Il titolo Pane o libertà l'ho ripreso da un libro, ma non vi dico qual è. Lo trovo molto emblematico: si impone la scelta tra mangiare, vivere o avere la libertà” spiega Rossi. “Ma oggi le parole 'pane' e 'libertà' hanno lo stesso significato di quando quel libro mi capitò tra le mani? Il pane ha lo stesso sapore di quei tempi? e oggi uno è libero di gridare ‘Abbasso la libertà’?”.  Il progetto intrapreso da Rossi comprende un tipo di azione teatrale ad alta valenza sociale.

Agile, dirompente, sfuggente alle definizioni di genere e duttile nell'allestimento scenico, Pane o libertà ha le caratteristiche di un evento più che di una rappresentazione e si adatta a qualunque luogo voglia ospitare la 'non replica', addirittura il teatro propriamente detto. Lo spettacolo mescola la figura del primo Arlecchino, quello che possedeva il biglietto di andata e ritorno per l'aldilà, a quella che fu poi una delle sue evoluzioni come intrattenitore popolare capace di spaziare dalle stalle al cabaret. Un teatro d'emergenza? Delirio organizzato? Serata illegale? Teatro di rianimazione? Comunque, un teatro di domande.

"Giocando con l'illusione di mettermi sul palco - o su ciò che useremo come tale per bisogno o necessità - sia come attore, sia come personaggio e come persona, rievocherò i miei sogni lucidi, fatti di storie che aiutano a resistere, a scegliere tra il pane e la libertà, o a non scegliere proprio" prosegue Rossi. "Sono storie di artisti che per fortuna ho realmente incontrato nella mia vita. I maestri Jannacci, Gaber, De Andrè, Fo e persino il fantasma della Callas; i comici del Derby e altri sconosciuti. Racconterò questi allegri morti che abitano l'interzona che li rende visibili solo a pochi cantastorie che li traducono agli umani. Con l'aiuto dei miei amici saltimbanchi, parlerò di queste personalità fantasmagoriche e poetiche, non controllabili da nessun piccolo o grande fratello che con le loro narrazioni portano conforto, idee per lottare e speranza. Tutto qui. Senza osare più del dovuto nelle imitazioni e nelle parodie, giocando al contrario con le massicce dosi di visionarietà che la favola contiene di suo. Vorrei fare qualcosa che dia al mio essere chiamato comico una via di fuga verso un teatro sociale, nella poesia del buffo e della magia. Roba minima. Tanto per alzare le difese immunitarie del pubblico presente... o meno".

Quel che pare un sottotitolo, Per un immenso futuro repertorio, in realtà è un complemento importante del titolo stesso. Una finestra che si aggiunge a quelle dell’improvvisazione, del coinvolgimento del pubblico, di irruzioni improvvise di ospiti a sorpresa, dove verranno riarrangiati o citati dei pezzi, monologhi, frammenti, momenti delle origini per farli rimbalzare come nuovi nel presente della serata. C’è l’attore, ci sono i personaggi che evoca o interpreta nelle varie affabulazioni, ma soprattutto c’è la persona. Attore, persona e personaggio, tutto questo presente contemporaneamente, tutto questo per allontanarsi dalle tradizionali rappresentazioni e creare qualcosa che accada veramente e irrepetibilmente nella serata.

PS: Recitando col pubblico, e non al pubblico, ai presenti in sala è consentito intervenire, chiedere, interrompere, soprattutto restare svegli. E comunque, pur rispettando le vigenti norme sulla distanza sociale, qui, in questo teatro, la quarta parete non esiste.

 

16 luglio ore 19,30 

DANILO ROSSI & THE NEW GIPSY PROJECT  

Viola Danilo Rossi 

Fisarmonica Albert Florian Mihai  

 Cymbalom Marian Serban 

Contrabbasso Nicolae Petre 

Produzione International Music and Arts

Il progetto nasce da un'idea di Danilo Rossi, storica Prima viola del teatro alla Scala di Milano e dell'ensemble rom The New Gipsy Project: affiancare la tradizione popolare al repertorio dei grandi compositori classici che si sono ispirati alla musica tradizionale gitana.

Un percorso geografico e culturale che attraversa i Balcani e autori quali Dvoràk, Brahms e Bartok, con un ensemble dalle mille sfaccettature ed estremamente versatile che interpreta, tra gli altri, questi tre pilastri della storia della musica, diversi tra loro eppure simili in una cosa: il fascino verso il ricco repertorio folkloristico gitano. Un viaggio guardando a Est, da cui tanto ha attinto tutta la musica occidentale. Ritmi forsennati e una continua sfida di note.

"Ho voluto capire il mondo rom e mi sono fatto affascinare dai racconti di questi tre zingari. Perché fra loro si chiamano così, in barba agli stereotipi. E oggi ambisco a farmi eleggere zingaro ad honorem”(Danilo Rossi).

Scelto a soli vent'anni da Riccardo Muti per il ruolo di Prima viola della Scala di Milano, Danilo Rossi è il più giovane strumentista della storia del teatro scaligero ad aver ricoperto tale ruolo. Si è esibito in tutto il mondo nei più prestigiosi teatri e festival, oltre ad aver collaborato con i direttori e solisti più importanti al mondo. New Gipsy Project si compone di strumentisti di Bucarest, tutti figli d'arte e approdati dopo diverse esperienze in Italia, vantando collaborazioni con artisti quali Moni Ovadia, Ennio Morricone, Samuele Bersani, Fabrizio Bentivoglio, Vinicio Capossela, Stefano Bollani, Emir Kusturica.

 

 

17 luglio ore 19,00 

TEATRO DELLE ARIETTE 

Attorno a un tavolo 

Piccoli fallimenti senza importanza

Di  Paola Berselli e Stefano Pasquini 
Con  Paola Berselli, Maurizio Ferraresi e Stefano Pasquini 

Scenografia e costumi Teatro delle Ariette 

Regia Stefano Pasquini 

Segreteria organizzativa Irene Barr 

Uno spazio scenico condiviso: una Cucina.

Un grande tavolo al centro. Attorno ci sono tavoli da lavoro, forno, pentole, fornelli, taglieri e mattarelli.
Paola, Stefano e Maurizio accolgono gli spettatori, li fanno accomodare attorno al tavolo e apparecchiano. “Per noi è sempre molto bello invitare gli amici a pranzo o a cena, però non è facile.

Ci sono sempre troppe cose da fare, il tempo manca...”, dice Stefano.Così comincia la cena (o il pranzo) e i tre attori, servendo acqua e vino, focacce, formaggio, verdure e tagliatelle, raccontano storie di vita (di teatro, di agricoltura, di paura di volare, di amici e di cinghiali), esperienze personali, piccoli fallimenti apparentemente senza importanza, inquietudini che attraversano il nostro presente. Lo fanno conleggerezza, senza drammatizzare, piuttosto con la voglia di giocare.Nella Cucina-Teatro delle Ariette tentano di creare, per il tempo effimero dello spettacolo, una comunità provvisoria, forse ancora possibile.

Il Teatro delle Ariette è nato nel 1996. La sua storia è raccontata nel libro "Teatro delle Ariette. La vita attorno a un tavolo". Uno dei loro spettacoli più noti "Teatro da mangiare?" ha realizzato più di 1000 repliche. L'8 aprile 2017 il Deposito Attrezzi, costruito nel 2000 in mezzo ai campi delle Ariette, è diventato ufficialmente un teatro. In tutti questi anni la Compagnia ha cercato un dialogo serrato con il teatro, tenendosi ai margini, in equilibrio su quella linea di confine che separa il teatro dalla vita, lottando con la "forma spettacolo", tentando di superarla, trasformando la vita nella prova infinita di uno spettacolo inimmaginabile.

 

17 luglio alle ore 20.30  

GIULIO LAROVERE 

Road Sweet Home

Storia di un viaggio senza tempo 

Voce e chitarra elettrice Enrico Meloni 

Voce e basso Andrea Vismara 

Voce e 2 tastiere Cristian Francioni 

Batteria Giovanni Zacchetti 

In collaborazione con il Comune di Milano

L’incredibile storia vera, attraverso gli USA degli anni ‘60, di John Knewock, tratta dal suo diario di viaggio e celebrata, in questo concept album, dal cantautore milanese Giulio Larovere.

Due uomini con gli stessi sogni, vissuti in due epoche diverse, uniti spiritualmente e destinati a ritrovarsi.

Il concept album “Road Sweet Home” di Giulio Larovere, preprodotto da Giuliano Dottori (Jacuzi Studio Milano) e coprodotto registrato, mixato e masterizzato da Larsen Premoli (RecLab Studios Milano), ha trasformato in musica l’incredibile storia vera di John Knewock ripercorrendo così trent’anni di vita hippie, avventure ed emozioni del protagonista.

Il lavoro, anticipato dai singoli e dai video ufficiali “Rain” e “To see a lonelyheart”, è un viaggio dal sapore folk a ritroso nel tempo, quando ancora i suoni e la musica del passato venivano registrati su bobine, suonando strumenti veri, con l’intento di riprodurre fedelmente tutte quelle sonorità care a un’epoca che oggi, forse, ci siamo un po’ dimenticati.

Giulio Larovere sul progetto “Road sweet home”: “tre anni fa mi è stata raccontata una storia che mi ha colpito profondamente, forse perché aveva tutte le caratteristiche per essere la storia di ognuno di noi: quella di John Knewock, narrata in un diario fatto di poesie, racconti e anche canzoni.Dal momento in cui sono entrato in contatto con questa storia non ho potuto frenare l’esigenza di raccontarla attraverso questo album e, ogni giorno che passa, comprendo sempre meglio quanto sia stato giusto intraprendere, insieme a John, questo viaggio.

 

18 luglio ore 19,30 

ARIANNA SCOMMEGNA

ATIR e Teatro Carcano presentano

Un albero di 30 piani  

Con Arianna Scommegna 
Alla fisarmonica Giulia Bertasi 

Un reading di letture e canzoni sul tema della natura. Poesie, racconti, canti e riflessioni che invitano a prendersi cura della natura, della madre Terra, degli alberi.

L'albero, con le radici per terra e la testa verso il cielo, è l'immagine che ricorre in quasi tutti i testi e ci accompagna attraverso un viaggio allegro, ironico, ecologico, poetico.

Parole che si scolpiscono nella mente come la poesia si scolpisce nell'anima. Da Pablo Neruda a Mariangela Gualtieri, da Italo Calvino a Papa Francesco, questo reading nasce dalla necessità di dare voce a chi ci ricorda che la natura, l'ambiente, il nostro pianeta hanno bisogno di attenzione, protezione, amore.

Un "canto d'amore" alla Terra.

Appartengo alla Terra. E come me tutta l’umanità, e ogni forma di vita. Piante e foreste, frutti e fiori, e ancora fiumi, monti, animali d’ogni specie e tutto ciò che il lavoro umano ha plasmato e trasformato nel tempo. San Francesco la chiamava sorella e madre, che ci governa e dà sostentamento.

Le parole di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, sono per noi una guida per questa lettura musicata che ci invita a riflettere e anche a divertire.

19 luglio ore 19,30
CARLOTTA PROIETTI - GIANLUIGI FOGACCI
The Prudes

Di Anthony Nielson
Regia di Gianluigi Fogacci
Scene e costumi Susanna Proietti
Aiuto regia Maria Stella Taccone 
Musiche originali Giovanni Mancini

La spinosa questione dei rapporti di coppia raccontata da Nielson, esponente di spicco della drammaturgia britannica contemporanea e in particolare del movimento chiamato "In your face theatre ", che mira ad abbattere la cosiddetta quarta parete che separa gli attori dagli spettatori.

Il teatro e gli spettatori non sono solo un luogo di aggregazione sociale e testimoni di una rappresentazione, ma diventano parte attiva, sono essi stessi parte di questa soluzione, almeno nelle intenzioni dei protagonisti. Una coppia si presenta sul palcoscenico di un teatro pieno per inscenare o vivere il suo dramma di coppia come una seduta terapeutica collettiva. Inizia un gioco al massacro, dove emergono vecchie ruggini, cose non dette che feriscono, travestimenti e colpi di scena che fanno dubitare dell’autenticità dei personaggi.

 E se fossero due attori che cercano nuove ispirazioni attraverso un anomalo materiale drammaturgico, guidati da un’invisibile regia? E che ruolo ha il pubblico che viene continuamente coinvolto? 

 

20 luglio ore 19,30 

PAOLA GIORGI 

D la principessa Diana e la palpebra di Dio  

Di Cesare Catà 

 Con Paola Giorgi 

Le voci di Sonia Barbadoro e Giovanni Moschella 

Musiche eseguite da Maria Chiara Orlando 

Scene e costumi Stefania Cempini 

Assistente alla produzione Oscar Genovese 

 Regia Luigi Moretti 

 A 25 anni dalla morte della Principessa del popolo, lo spettacolo racconta l’icona di Lady Diana Spencer nelle sue vicende umane, esistenziali e sociali, dando voce alla sua figura in una sorta di memoriale postmortem in cui la Principessa, ripensando alla propria vita, narra di sé, dei suoi amori e dolori, dei suoi affetti più cari perduti.

Nel monologo, Lady D. dialoga con voci che sente giungere dal regno dei vivi: quelle dei due figli William e Henry, quella della Regina Elisabetta, quella del suo ex-consorte Carlo. Mentre racconta di sé, l’immagine di Lady D. si sovrappone a quella di alcune eroine della mitologia classica – Medea, Arianna, Antigone e Artemide – e il testo del monologo si interseca con estratti da Euripide, Ovidio, Sofocle, Seneca. Quello che lo spettacolo restituisce è il ritratto, fiabesco e psicologico a un tempo, di una delle figure di donna più amate, controverse e celebri del Novecento. Un ritratto dal sapore “neo-shakespeariano”, che getta una luce originale e commossa su uno spaccato della recente storia inglese ed europea. Perché uno spettacolo su Lady D.

Ho sempre ammirato Lady Diana Spencer, quella sua impronta di donna libera e ho sempre desiderato portarla in scena. Non mi interessa il gossip, mi interessano le tante sfaccettature di una donna di nobile famiglia, coraggiosa, anticonvenzionale, elegante, moglie, ma soprattutto madre. C ’è un punto di contatto forte tra me e Lady Diana, una esperienza comune, il disturbo del comportamento alimentare, che si è manifestato con la bulimia in lei, con l’anoressia in me; ma ancora più forte c’è la consapevolezza di averlo superato. Entrambe. E questa consapevolezza mi ha fatto andare oltre nella scoperta di Diana. Quando penso a Diana penso ad Antigone, al suo atto di insubordinazione, al suo essere idealista e romantica e decisa ad affermare il primato della libertà. Con questa suggestione mi sono rivolta a Cesare Catà, uno scrittore profondo, coltissimo, sportivo, tenero e folle che ha fatto sbocciare la mia idea di Diana connettendola alle vicende di Medea, di Artemide, di Arianna; creandone un mito che Cesare ci permette di conoscere attraverso la sua palpebra di Dio. Un lavoro così intimo e potente non potevo che affidarlo alle mani di Luigi Moretti, amico, collega ma soprattutto grande regista di profonda sensibilità e raffinatezza. D la principessa Diana e la palpebra di Dio, è la storia di una Donna, con tutta la meraviglia che questo termine racchiude.

Paola Giorgi

 

21 e 22 luglio ore 19,30 

Scena Verticale 

SASA’ CALABRESE - DARIO DE LUCA - DANIELE MORACA 

Aspettiamo senza aver paura domani 

CANZONI E DISQUISIZIONI SU LUCIO D.
UNPLUGGED 

Di e con Sasà Calabrese, Dario De Luca, Daniele Moraca

Produzione Scena Verticale 

Lucio Dalla aveva dita troppo corte per suonare il piano, non conosceva abbastanza la musica per comporre, aveva un fisico lontano da ogni canone, aveva collezionato insuccessi discografici, non aveva una cultura da intellettuale.

Eppure, è diventato uno dei più grandi cantautori della storia della musica italiana ed è stato così importante anche perché è stato l’artista che, insieme a Roberto Vecchioni, ha riflettuto di più sulla “forma canzone” e sulla sua funzione semiotica e comunicativa. Un ruolo fondamentale in questo percorso per Lucio lo hanno giocato le sue grandi amicizie intellettuali, in particolare con artisti e intellettuali quali Roberto Roversi, Francesco De Gregori, Dario Fo. In una sua intervista al Corriere della Sera nel 2002, Lucio diceva: “Tutti i testi delle mie canzoni sono sempre piccoli racconti, ipotesi di sceneggiature”.

Da qui nasce l’idea di unire la forma canzone con la parola, con l’arte di teatralizzarla, cercando di creare uno spettacolo dove le canzoni del genio bolognese arrivino sotto forma di racconto, un racconto orizzontale, come se fosse un film, come se fossero storie cucite a mano dalla musica. Canzoni, dunque, cantate e recitate, riflessioni sulla musica, aneddoti sulla vita artistica di Lucio, artista unico e imparagonabile, e di tanti colleghi che formano il frastagliato arcipelago della canzone d’autore italiana, si dipaneranno nello spettacolo in un clima di leggerezza ed ironia, in cui non mancherà il coinvolgimento del pubblico. Questo spettacolo è stato ideato e scritto durante i mesi della pandemia, per esorcizzare la paura, per sentirci uniti anche a distanza. Probabilmente anche il titolo stesso fa da didascalia al pensiero che i tre artisti hanno cercato di trasmettere.

 

23 luglio 2022, ore 19.30 

OTTETTO DI FIATI DELL’ORCHESTRA DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO 

 Le opere di Wolfgang Amadeus Mozartel’Harmoniemusik 

Oboe Luca Tognon e Lorenzo Alessandrini 

ClarinettoMarco Sorge e Lycia Gialdi 

Fagotto Anna Maria Barbaglia e Caterina Carrier 

Corno Brunello Gorla e Simona Schena 

In collaborazione con il Comune di Milano

Una serata che l’Ottetto di fiati dellOrchestra UniMi dedica alle trascrizioni delle Opere di W. A. Mozart per Harmonie, una formazione composta da strumenti a fiato molto in voga tra 1780-1830. Compositori c

ome Haydn, Mozart e Beethoven scrissero musiche originali per questo organico, ma era prassi che per Harmonie venissero arrangiate opere, balletti, composizioni orchestrali o altre musiche da camera.

Dalla seconda metà del Settecento il termine tedesco Harmonie indica un ensemble composto da un numero di esecutori che va da 5 a 15, solitamente coppie di oboi (dopo il 1770 anche clarinetti), corni e fagotti a cui si potevano aggiungere flauti, corni di bassetto, trombe, tromboni, contrabbassi, controfagotti e anche viole.

Nel periodo tra 1780-1830 le Harmonie furono molto in voga: una svolta importante si ebbe quando l’Imperatore Giuseppe II nel 1782 istituì la Königliche-KeiserlicheHarmonie, formata da 8 musicisti (2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti e 2 corni – l’organico dell’Ottetto UniMi) che diede il via ad una moda culturale per cui ogni palazzo aristocratico nell’Impero doveva avere un Harmonie (spesso formata dalle sezioni di fiati delle piccole orchestre che i nobili impiegavano): queste si dedicavano all’intrattenimento musicale nelle occasioni speciali, per cene o serenate.

Anche Beethoven, Mozart e Haydn composero per Harmonie e il repertorio si arricchì con arrangiamenti di opere, balletti, composizioni orchestrali o altre musiche da camera. La Königliche-KeiserlicheHarmoniedell’Imperatore era formata dai migliori strumentisti sulla piazza, tra cui il celeberrimo clarinettista Anton Stadler, assieme, tra gli altri, ai compositori e oboisti Johann Nepomuk Wendt (1745- 1801) e Joseph Triebersee (1772- 1813) che sono gli autori delle trascrizioni per Harmonie delle opere di Mozart che ascolteremo eseguite dall’Ottetto di fiati UniMi.

 

24 luglio ore 18,30  

PRESENTAZIONE DEL LIBRO 

SARANNO ROSSE LE MIE SCARPE 

Di Angela Rossi 

Edizioni Albatros 

In collaborazione con il Comune di Milano

Ambientato all’interno di una famiglia media italiana, dagli anni ‘70 ai giorni nostri, il romanzo racconta la catarsi di una ferita individuale occorsa, maturata e nel tempo faticosamente guarita. Incontriamo la protagonista, Greta, quando è ancora una bambina e, appena trasferita a Gorizia, prende le misure con la sua nuova vita. I primi giochi nel cortile, i timidi tentativi di stringere legami e, al contempo, i battibecchi in famiglia, con la nonna specialmente, con cui forzatamente divide i suoi spazi.

Figura solida e ingombrante, suscita nella nipote un amore smisurato ma un altrettanto grande risentimento per il tempo che le sottrae con sua madre, sempre attenta alle esigenze della donna e forse un po’ troppo incline a soddisfarne i puerili capricci. Il ménage familiare è straordinariamente realistico, fonte di frustrazioni, ilarità, incomprensioni e condivisioni ed espone con cristallina chiarezza la diversità di vedute di generazioni non tanto lontane eppure incompatibili. Angela Rossi ci regala una storia sulla faticosa ricerca della libertà e dell’affermazione individuale in un contesto affettivo complesso, resa ancora più ardita da un evento delicatamente ce - lato nell’ombra di queste pagine, dense di emozioni e di significato.

 

24 luglio ore 20,00 

ANTONIO PERRETTA 

Antonio 

Vita di un guitto 

Di e con Antonio Perretta 

Al Sud è tradizione battezzare i bambini con i nomi dei nonni e nel caso dell’autore, nonostante il nonno paterno si chiamasse Antonio, il nome gli è stato dato soprattutto in onore di Totò. Un monologo autobiografico che attraversa la storia della sua famiglia vissuta tra Sessa Aurunca e Caserta.  Storie di nonni, di padri, di nomi e di teatro.

Il testo, nato come progetto di formazione a cura di Tindaro Granata alla scuola del Piccolo Teatro di Milano sulla base del pluripremiato e meraviglioso “Antropolaroid”, affronta il mio rapporto con il teatro e il rapporto della mia famiglia con la figura di Totò. È possibile che l’essere stato chiamato Antonio, proprio in onore del Principe, abbia definito il mio percorso da prima che nascessi? Poi c’è Milano, e l’importanza che questa città ha avuto e ha per me e per gli artisti. È un testo che parla della mia terra, del teatro con cui sono cresciuto, di ciò che credo il teatro debba essere, di tempi che non esistono più, nei quali la semplicità era la chiave di tutto. I tempi dei contadini, della terra, dei paesi di campagna, e il racconto guarda nella loro direzione con una certa nostalgia, perché non è attraverso la semplicità che il mondo di oggi vuole che si viva. Ma da quant’è che non ci raccontiamo una storia intorno al fuoco? Un ringraziamento speciale a Tindaro Granata, Leda Kreider, EmiliaTiburzi e Carmelo Rifici. Senza di loro, niente di tutto ciò sarebbe stato possibile.
                                                                                                                                   Antonio Perretta

 

25 luglio ore 19,30 

CENTENARIO DELLA MORTE DI GIOVANNI VERGA 

ALESSANDRO SPARACINO, AMBRA DENARO 

Mastro Don Gesualdo 

Scritto e diretto daLorenzo Muscoso  

Con Alessandro Sparacino, Ambra Denaro 

Musiche BellaMorea 

In occasione del Centenario di Verga, direttamente da Vizzini, dai luoghi originari del Romanzo, la trasposizione inedita del Mastro Don Gesualdo.

La pièce ripercorre l'ascesa dell'uomo e quelli che furono i vari rapporti sociali, dalle relazioni con la comunità paesana a travagliato dialogo con Bianca, Diodata e la figlia Isabella.

Gesualdo Motta, un uomo avido e ricco, di umili origini, marito di Bianca Trao, una donna nobile che non lo ama. Il loro è un matrimonio di interesse, e questi vengono fuori in paese, tanto che l’uomo viene disprezzato dai parenti e paesani, perché dedito all'accumulo di averi e poteri. Bianca muore dando alla luce Isabella che prova vergogna per il passato misero dell’uomo, tanto da non accettare il cognome. La giovane si sposa e va a vivere a Palermo. Gesualdo, malato ed emarginato, viene portato da suo genero nella sua residenza, dove apprende lo sperpero dei suoi averi, abbandonato dall’amore familiare, muore in solitudine

 

26 luglio ore 19,30 

HARP&TAP

Spettacolo originale di Adriano Sangineto e Ilaria Suss 

Coreografie ideate da Ilaria Suss 

Musiche composte e arrangiate da Adriano Sangineto 

Interpretato da Adriano Sangineto (arpa celtica) e Ilaria Suss (tiptap) 

Sound Engineer and Lighting designer Francesco Pederzani 

In collaborazione con il Comune di Milano

Uno spettacolo di musica e danza che si compone di una serie di quadri musicali che esprimono una perfetta combinazione di suoni e ritmi dalle colorazioni inaspettate: da una grottesca maschera della commedia dell’arte fino al ritmo pulsante di un ragtime degli anni ’30. L’arpa celtica e il tiptap sono la colonna portante di una performance frizzante e di grande impatto, alternando i ruoli in scena e dimenticando ogni tipo di connotazione. Swing e Groove dialogano con le molteplici sonorità dell’arpa e tratteggiano i caratteri dei due protagonisti principali. “Harp&Tap” è uno show originale che attinge dal mondo del concerto, del teatro e della sperimentazione musicale, per poi fondere generi e ritmi in un’ora di grande coinvolgimento.

 

27 luglio ore 19,30 

CENTENARIO DELLA NASCITA DI PIER PAOLO PASOLINI  

ARTEMIS DANZA, CHIARA TOMEI, ANTONIO PERRETTA 

Alì dagli occhi azzurri

Profezie di Pierpaolo Pasolini 

Adattamento drammaturgico Emilio Russo 

Coreografia Monica Casadei 

Regia Emilio Russo e Monica Casadei 

Costumi Pamela Aicardi

Produzione:Tieffe Teatro Milano/Artemis Danza

Progetto cross-over tra parola, musica e movimento firmato a quattro mani dalla coreografa Monica Casadei e dal regista Emilio Russo per un omaggio al centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini anticonvenzionale e anti-celebrativo. Abbiamo scelto di lavorare su uno dei capolavori più controversi e più visionari della letteratura poetica del 900. Scritta sotto forma di croce e dedicata a Jean Paul Sartre, la profezia poetica onirica e mistica di Pasolini, anticipa di un trentennio l’incontro/scontro tra le culture a seguito delle grandi invasioni di massa da un sud del mondo che invade un altro sud. 

 

28 luglio ore 19,30 

KLEZPARADE 

Chitarra, voci, narrazioni, direzione musicale Manuel Buda 

Violini, voci Daniele Davide Parziani, Martino Pellegrini 

Clarinetti, vociAngelo Baselli, Rouben Vitali 

Tromba, voci Massimo Marcer 

Sax soprano, voci Fruszina Laszlo 

Sax tenore, voci Luca Rampinini 

Tuba, voci Enrico Allorto 

Bombardino, voci Fabio Marconi 

Fisarmonica, voci Luca Pedeferri 

Contrabbasso, voci Davide Tedesco 

Percussioni, Saz, vociAshtiAbdo 

 Batteria, voci Lucio Sagone  

In collaborazione con il Comune di Milano

6 settembre 2020, Giornata Europea della Cultura Ebraica: l’edizione Milanese si chiude con una grande festa-concerto nella splendida cornice dei Bagni Misteriosi a Milano: KlezParade. Per la prima volta si sono riuniti tanti musicisti con l’idea di dar vita a una vera e propria orchestra di musica ebraica. Sono quindici personalità che a questo repertorio e a questa cultura hanno dedicato amore ed esperienze lungo le loro carriere. Bastano due prove e pochissime parole: l’armonia esce istantanea, e il senso delle note trova voce negli strumenti. C’è spazio per improvvisare e gli arrangiamenti si annotano veloci.

Il risultato è memorabile: quattrocento persone seguono, si divertono, cantano assieme all’orchestra, chiedono più bis, mentre in più di duemila seguono l’evento sul web. OtAzoy! – “that’s the way!” – si direbbe in Yiddish, la lingua degli ebrei d’Est Europa. Perché in un anno come il 2020 le note della musica Klezmer sono sembrate ancor più preziose. Il loro messaggio passa senza bisogno di parole: spiritualità e gioia, allegria e malinconia, senso di incertezza e salvifica ironia si condensano in un repertorio creato da uomini e donne la cui vita è stata per secoli sospesa fra cielo e terra, fra l’eternità del Libro e il radicamento nel quotidiano, fra Ed è forse tutto qui il motivo per cui alcune musiche ebraiche toccano in profondità ogni tipo di pubblico, anche quando sono apparentemente leggere. Ci raccontano una condizione umana che è di tutti noi: se siamo precari come violinisti sul tetto, l’unica via è volare con le note. Assieme a KlezParade nasce un’orchestra, un luogo aperto a musiciste e musicisti che nei loro cammini frequentano le musiche ebraiche. Uno spazio di sperimentazione e di scambio che fiorisce grazie all’estro e alla grande esperienza dei suoi componenti. Ma soprattutto un crocevia e una cassa di risonanza delle tante esperienze legate al fare musica ebraica in Italia le certezze della fede e l’incertezza di una vita sempre in bilico.

 

29 luglio ore 19,30 

LINGUAGGI CREATIVI

AUT 

Un viaggio con Peppino Impastato 

Progetto di Stefano Annoni, Marta Galli, Roberto Rampi e Paolo Trotti 

Testo di Paolo Trotti, Simona Migliori e Giuseppe Adducci 

Con Stefano Annoni 

 Regia Paolo Trotti 

Produzione Teatro Linguaggicreativi e ArteVOX  

In collaborazione con il Comune di Milano

Aut è un viaggio di un treno fantasma, un treno che corre su quelle rotaie che saranno la tomba di Peppino. Lui è seduto su quel treno e dal finestrino vede passare la sua vita. Vita che era lotta e politica. Il treno e la radio diventano teatro per raccontare la sua storia.

Peppino si racconta dal microfono di radio AUT e sbeffeggia, urla, canta, sputa parole e piange tutta la rabbia e la vergogna per la sua terra corrotta e malata di mafia. Abbiamo utilizzato le sue parole, abbiamo rubato dai classici e abbiamo scritto cose nuove. Dissacrando il mito, lo abbiamo immaginato, oggi, a condurre un suo one-man show. Lui stesso usava il teatro e spesso lo definisce uno tra i momenti più riusciti della sua attività. Siamo andati proprio nella sua Cinisi a presentare questo lavoro. Abbiamo camminato con i suoi amici, siamo entrati nella sua casa, abbiamo mangiato con il fratello, abbiamo visto aprirsi le porte di casa Badalamenti. Ed è con questo negli occhi e nel cuore che ora portiamo in giro questo lavoro.

 

30 luglio ore 19,00 

30 luglio ore 21,00
ANTONIO REZZA

Pitecus 

(mai) Scritto da Antonio Rezza 

Quadri di scena Flavia Mastrella 

Assistente alla creazione Massimo Camilli 

Tecnica Daria Grispino 

Organizzazione generale Marta Gagliardi, Stefania Saltarelli 

Macchinista Andrea Zanarini 

Una produzione Rezza Mastrella – TSI La fabbrica dell’Attore Teatro Vascello 

Gidio è chiuso in casa, Fiorenzo, uomo limbo, sta male fisicamente; il professor Stella, video-dittatore dipendente, mostra a migliaia di telespettatori alcuni malati terminali, un padre logorroico non si capacita dell'omosessualità del figlio; Saverio, disinvolto ed emancipato, prende la vita così come viene, cosciente del suo fascino fuggevole. Mirella prega intensamente le divinità per essere assunta alle poste, Roscio, di nome e di fatto, frequenta una nuova compagnia di amici che lo sbeffeggiano a tracotanza. La bella addormentata non prende sonno ed il re, stanco di fasce e capricci, tenta di asfissiare il corpicino bambino. Un giovane studente ha un rapporto conflittuale con la radiosveglia mentre mariti annoiati e lussuriosi vengono rapiti dal fascino indiscreto del solito Saverio, borghese che miete amori ed affitta sentimenti. Un nuovo dibattito a tinte fosche analizza il rapporto uomo-droga, un signore solo e mediocre adotta Fernando Rattazzi a distanza, due ragazzi restano a piedi e sfidano le leggi della sopportazione, uomini che tentano di godersi sprazzi di libertà ma, proprio perché a sprazzi, non la riconoscono più. Giovani handicappati incattiviti e solidali si scagliano contro creato e convinzioni, esseri senza ottimismo dividono il proprio corpo pur mantenendo intatto l'istinto luciferino.

Questi personaggi parlano un dialetto frastagliato e tronco, si muovono nervosetti, fanno capolino dalle fessure e dai buchi dei vasi di stoffa variopinti, i menti e le capoccette pensanti spuntano e si alternano dalle sete, dalle reti e dalla juta dando il senso di quartieri popolari affollati dove il gioco e la fantasia alzano il vessillo dell'incomprensione media. Il quadro di scena è la scenografia mista PITECUS di Flavia Mastrella Antonio Rezza con Antonio Rezza quadri di scena Flavia Mastrella (mai) scritto da Antonio Rezza assistente alla creazione Massimo Camilli tecnica Daria Grispino organizzazione generale Marta Gagliardi, Stefania Saltarelli macchinista Andrea Zanarini una produzione RezzaMastrella - TSI La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello Antonio Rezza e Flavia Mastrella Leoni d’oro alla carriera La Biennale di Venezia 2018 1 al costume, ogni storia ha il suo habitat, ogni personaggio un corpetto diverso e mortificato. E' uno spettacolo che analizza il rapporto tra l'uomo e le sue perversioni: laureati, sfaticati, giovani e disperati alla ricerca di un’occasione che ne accresca le tasche e la fama, pluridecorati alla moralità che speculano sulle disgrazie altrui, vecchi in cerca di un'identità che li aiuti ad ammazzare il tempo prima che il tempo ammazzi loro, persone che tirano avanti una vita ormai abitudinaria, individui che vendono il proprio corpo in cambio di un benessere puramente materiale, esseri che viaggiano per arricchire competenze culturali esteriori e superficiali. PITECUS racconta storie di tanti personaggi, un andirivieni di gente che vive in un microcosmo disordinato: stracci di realtà si susseguono senza filo conduttore, sublimi cattiverie rendono comici ed aggressivi anche argomenti delicati. Non esistono rappresentazioni positive, ognuno si accontenta, tutti si sentono vittime, lavorano per nascondersi, comprano sentimenti e dignità, non amano, creano piattume e disservizio. I personaggi sono brutti somaticamente ed interiormente, sprigionano qualunquismo a pieni pori, sprofondano nell'anonimato ma, grazie al loro narcisismo, sono convinti di essere originali, contemporanei e, nei casi più sfacciati, avanguardisti. Parlano un dialetto misto, sono molto colorati, si muovono nervosi e, attraverso la recitazione, assumono forme mitiche e caricaturali, quasi fumettistiche.

 

1° agosto ore 19,30 

KERKIS 

Teatro Antico in Scena 

Elena di Euripide 

In collaborazione con il Comune di Milano 

E se la causa della più rovinosa guerra che si sia mai abbattuta sui Greci non fosse stata la celeberrima Elena, ma l’immagine di essa, il suo doppio, il suo simulacro? Se la bellissima donna, causa di lutti infiniti, fosse in realtà rimasta tutto il tempo in Egitto per volere divino, protetta da un re, senza mai fuggire con Paride? Da questo filone alternativo del mito prende avvio l’Elena di Euripide, che racconta un tentativo di nozze fallito, un incontro inaspettato, un riconoscimento e una fuga dall’Egitto. In un continuo scambio tra l’identità tragica e quella comica, il dramma euripideo, uno dei più intriganti composti dal tragediografo ateniese, è una critica non troppo velata alle cause inconsistenti della guerra e all’utilizzo della donna come capro espiatorio, temi ancora oggi molto attuali. Prima produzione interamente realizzata da Kerkìs. Teatro Antico in Scena, Elena vede la completa realizzazione nell’autunno del 2012 dopo ben due anni di studio e di ricerca non esclusivamente sul testo, ma anche sui diversi aspetti artistici e artigianali legati alla messinscena: costumi, attrezzeria, trucchi, musiche e danze arricchiscono il prodotto, valorizzandone il linguaggio e rispettandone la tradizione. Lo spettacolo Elena di Euripide è stato rielaborato e replicato più volte nel corso degli anni, diventando una delle pièce teatrali più richieste del repertorio dell’Associazione. Lo spettacolo è stato ospitato in teatri e spazi culturali presso Monza, Lodi e Lugano (Teatro Foce), inaugurando persino l’apertura del XIX Festival VeliaTeatro presso il parco archeologico di Elea Velia (Ascea, SA).

 

2 agosto ore 19,30

LA COMPAGNIA DELL’ANELLO

Women in Love (William Shakespeare)

Con Davide Mindo, Corrado Spanger Andrea Bianchi, Roberto Pina, Daniele Santoro, Sasha Daelli, Davide Luongo, Giulio Giovannini, Giuseppe Ciullo, Carmine Espositodino, Laura Ottaviani, Maria Romano, Debora Sollazzo, Monica Mioccio, Anna Vicari

 E con la partecipazione dei danzatori Carol Albeiro& Luigi Ferrari

Musiche Beatrice Berlinzani

Chitarristi Federico Tancredi e Max Barambati

Voce lirica Elena Berlin

Costumi Louise Giarelli

Testi e regia Paola Pellegrino

In collaborazione con il Comune di Milano

Uno scenario Shakespeariano, un “Panopticon” dove lo sguardo si concentra sui personaggi femminili emergenti dalle opere, con la caratteristica, ora della drammaticità ora della leggerezza, protagoniste indiscusse che si avvicendano imperterrite nella mente dell’autore. . . “qui actor e voce narrante” ossessionandolo. William ne è posseduto, cerca di sfuggire la loro pressante invadenza con l’aiuto di un mentore, Timone di Atene, alter ego a lui caro, che lo invita prima a cercare una catarsi nella poesia, fallita la quale, lo spinge a immergersi nella natura per allontanare l’oppressione delle visioni e riprendere l’aplomb. Ma la natura è piena di insidie: la brughiera, dove le streghe hanno dimora, governate dalla loro regina Ecathe, è il “dove “ in cui viene decisa la malasorte di Macbeth e di sua moglie …il bosco di Atene, apparentemente idilliaco è luogo del magico e del conflitto, regno della litigiosa Titania , la foresta di Arden in cui strisciano serpenti e i felini preparano agguati, è il teatro delle vicende dell’ambiguo Ganimede ...la natura non è benevola, è solo un contesto di vicende drammatiche o insolite ...così come i luoghi “altri”, le città o l’isola misteriosa di Prospero , ambienti di elezione in cui imperversano le contorte personalità delle auguste eroine. Le “muse inquietanti “Gertrude, Ofelia, Lady Macbeth, Desdemona, Giulietta, Porzia, Titania, la transvestita Rosalind, Miranda, non perdono vitalità, nonostante i tentati ostracismi di William e ballano la ridda nella mente dell’autore, che rivive a ciclo continuo le loro storie pervasive. Si libererà delle sue creature estetiche (forse) nel finale con l’escamotage della “reductio ad voce”.

 

3 agosto 19,30 

HYPNOSIS ELECTRO DUO 

A voce sola: esplorazioni sulla voce 

SopranoCarolina Lidia Facchi 

ElettronicaMattia Olgiati 

In collaborazione con il Comune di Milano

L’unione tra passato e presente prende forma, le arie del ‘600 vengono reinterpretate e riarrangiate per voce ed elettronica. L’elettronica e l’informatica musicale contribuiscono a plasmare infinite possibilità di rielaborazione, esplorando le interazioni tra strumenti acustici “classici” e le nuove tecnologie, permettendo di creare nuovi mondi sonori. Un concerto che reinterpreta i grandi autori del passato come Dowland, Johnson, Enrico VIII, Monteverdi e Vivaldi, mantenendo inalterata la linea melodica caratteristica e familiare di queste composizioni. L’elettronica agisce dal vivo con dei trattamenti sulla voce per creare interpolazioni sonore inedite e stimolanti come per i brani di John Cage, uno dei compositori più rilevanti del ‘900

 

 

BIGLIETTERIA

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02/82873611

TEATROMENOTTI

ViaCiroMenotti11

Ore14– 18

PALAZZOSORMANI(4luglio/3 agosto)
Corso di Porta Vittoria 6

Ore18:30– 19:30

PREZZI A partire da € 11,50

Acquistionline

Concartadicreditosuwww.teatromenotti.org

ORARISPETTACOLI

PalazzoSormani (4luglio /3agosto)

Tuttiigiorni:ore19,30

Tranne il 17, 24 e 30 luglio

 

In caso di maltempo, gli spettacoli si terranno presso il Teatro Menotti alle ore 20

 

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