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20/25 marzo | sala Fassbinder

 

Il misantropo

di Molière traduzione Cesare Garboli

adattamento e regia Monica Conti

con Roberto Trifirò, Nicola Stravalaci, Flaminia Cuzzoli, Giuditta Mingucci, Stefano Braschi, Antonio Giuseppe Peligra, Stefania Medri, Monica Conti, Davide Lorino

Elsinor Centro di produzione teatrale

 

Il misantropo, opera in cinque atti di Molière, rappresentata per la prima volta nel 1666, ha visto nei secoli le più diverse interpretazioni. La versione proposta da Elsinor rappresenta il quarto incontro di Monica Conti con Molière, dopo Medico per forza, Dispetto d’amore e Le intellettuali. Un progetto la cui sostanza è la necessità di presentare dei classici “riscritti” attraverso un grande lavoro attoriale che renda la parola corpo come nuova.

La ricerca registica indaga gli stati d’animo, le relazioni, le situazioni , i sotto-testi e la musica. Già ne Le intellettuali importanti si sono rivelati la musicalità, il ritmo dei dialoghi l’atletismo verbale che ne consegue. Nel Misantropo prosegue questo lavoro, teso a dare rilievo al ritmo e al suono non come forme estetiche, ma come forme di espressione dell’inconscio.

Qui Alceste, interpretato da Roberto Trifirò, non è un eroe tragico o romantico, ma tragicomico perché infelice, disorientato e violento. È uno spettatore della vita eternamente immobilizzato nel suo scontento.

 

NOTE DI REGIA

Nel Misantropo più che  la trama, contano le relazioni umane che sono poi la cosa più importante della nostra vita. Nell’arco di una giornata Alceste rompe con la società malata in cui vive. E’ un essere intelligente e ironico ma che nutre un odio feroce per gli uomini che fa ingigantire in lui la percezione dei loro difetti. È un essere contraddittorio, contemporaneamente saggio e folle, che ama proprio la donna che incarna tutti i vizi che lui odia o, forse, la ama proprio per questo.

Ho cercato di approfondire al massimo queste relazioni e, nello stesso tempo, di far diventare carne i versi di Molière tradotti nell’italiano di Cesare Garboli. Lavorando da anni su Molière e in particolare su questo testo, ho cercato anche di cogliere ciò che sta sotto a un linguaggio ricercato e “antico”,  ma  che, a tratti, pare scritto col sangue da un poeta veggente.  E se nei primi tre atti ancora, qua e là, traluce il genio comico dell’autore, nel quarto sprofonda nella follia e nel quinto nel disincanto, aprendo la strada al Teatro moderno.

In uno spazio semplicissimo agito dagli attori, sono essi stessi che creano coi loro corpi i luoghi ora reali, ora onirici, in cui si svolge questa vana e folle giornata di Alceste. Per ritrovarsi alla fine in un’alba di una qualsiasi città e scoprirsi anime ingannate e perse, al di là dei vizi e delle virtù, ma anche anime che transitano e si dibattono brevemente in questo mondo prima di tornare alla natura.

Ho sempre pensato al Misantropo come a una “ballata dell’essere umano” posto di fronte all’enigma dell’esistenza e della percezione di una realtà che è sempre sfuggente, multiforme e soggettiva.

Monica Conti

 

 

«Dopo Le intellettuali un altro Molière messo in scena da Monica Conti. I toni satirici di queste due opere sono diversi, gli stili di approccio (e d’interpretazione) altrettanto. Ciò che ne Le intellettuali era asciutto, nel Misantropo è sfuggente, quasi liquido; ciò che era realistico, oggi è, in termini culturali, espressionista. Ma in termini non culturali possiamo a ragion veduta definirlo eccessivo: tutto lo spettacolo è fondato su furia e rabbia. La folle journée di Alceste diventa una pazza giornata per tutti gli altri».

Franco Cordelli, Corriere della Sera

 

Teatro Elfo Puccini, corso Buenos Aires 33, Milano – Mart./sab. ore 21.00, dom. ore 16.30 – Prenotazioni: tel. 02.0066.0606 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - Intero € 32.50, Ridotto € 17, Martedì € 21,50-  www.elfo.org.