MAI GENERATION 

Ideazione e regia Stefano Cordella

drammaturgia collettiva

 

con Daniele Crasti, Francesca Gemma, Francesco Meola, Dario Sansalone

aiuto regia e collaborazione alla drammaturgia Noemi Radice

 

disegno luci Giuliano Almerighi - sound design Gianluca Agostini

scene e costumi Andrea Colombo

Tecnico Lorenzo Crippa – si ringrazia Stefano Montrasio

organizzazione Valeria Brizzi, Carolina Pedrizzetti

con il sostegno di Mibac, Fondazione Cariplo, Gecob eventi e PianoInBilico – produzione Oyes

 

 “Mai generation” è uno spettacolo che vuole parlare al mondo degli adolescenti e al loro naturale desiderio di cambiamento. Tutto si svolge all’interno di una scuola occupata dove i ragazzi possono sentirsi improvvisamente adulti, cittadini del proprio mondo e responsabili delle proprie scelte. Immerso nel presente con tutte le sue contraddizioni, il racconto prende a tratti la strada del confronto generazionale con la stagione del 68: mentre i ragazzi di quegli anni reclamavano il bisogno di uscire da rigidi schemi sociali, gli adolescenti di oggi si sentono in bilico tra aspettative (proprie, collettive e genitoriali) e mancanza di prospettiva. Tra votazioni, slogan e proteste emerge il mondo quotidiano dell’adolescenza fatto di paure, slanci, imbarazzi e nuove scoperte.

 

TEMATICHE AFFRONTATE

Le aspettative e il giudizio

A partire dal confronto con i ragazzi su cosa vog­lia dire essere adolescenti oggi, la prima, epider­mica, emozione che affiora è quella della paura. Emerge la paura di non essere all’altezza delle proprie aspettative e soprattutto delle aspettative dei genitori, che oggi possono essere restrittivi, ma allo stesso tempo comportarsi da pari, confondendo piani e desideri. Emerge la paura di restare indietro rispetto alle tappe della vita considerate obbligate, quali, su tutte, quelle legate all’affettività e alla scoperta della propria sessualità.

Allo stesso tempo, però, le paure sono accompagnate da un grande senso di rivalsa e da una consape­volezza nuova dei propri turbamenti. I ragazzi intra­prendono una lotta sotterranea, ma continua, contro aspettative, pressioni sociali e giudizi esterni: questa è la lotta che abbiamo voluto enfatizzare, mettendo in scena storie di adolescenti che tentano, a volte affrontando il fallimento, di ribellarsi agli stereotipi e alle coercizioni imposte dai condizionamenti culturali.

 

Il confronto con il 68

Mentre gli adolescenti degli anni Settanta reclamava­no a gran voce il bisogno di uscire da rigidi schemi so­ciali, gli adolescenti di oggi si trovano di fronte a uno scenario liquido, per usare una definizione del cele­bre sociologo ZygmuntBauman, dove “l’incertezza è l’unica certezza”. Il futuro diventa una trappola ecologica, lavorativa, economica, sociale, in cui ci si sente in bilico tra aspettative (proprie, collettive e genitoriali) e mancanza di prospettiva. L’evoluzione ha preso la forma della regressione, viene detto nello spettacolo.

I protagonisti hanno richieste pratiche (i muri scro­stati, l’edificio scolastico parzialmente inagibile), ma queste istanze sembrano celare ben altre necessità di ascolto.

La presenza all’interno dello spettacolo di spezzoni di documentari e film legati al Sessantotto, insieme a interventi di personaggi adulti che hanno vissuto in prima persona quei moti rivoluzionari, dà modo ai ragazzi di confrontarsi con una generazione che ha lottato per ottenere alcuni diritti civili e sociali che oggi rischiamo di dare per scontati, e che potrebbero invece diventare motore di altre importanti e necessa­rie conquiste, in un periodo storico in cui piaghe so­ciali come razzismo, nazionalismo e sessismo stanno tornando prepotentemente attuali.

 

la partecipazione diretta alla vita collettiva

Nel contenitore dell’occupazione scolastica, i giovani protagonisti danno voce a una spinta rivoluzionaria intrinseca, troppe volte calpestata. Hanno domande confuse, permeate da slogan e frasi fatte; portano soluzioni a volte poco concrete; rischiano di rifugiarsi nell’ideologismo, o in un disilluso iperrealismo, ma a loro modo chiedono un futuro a propria misura, perché pretendere un futuro è ancora possibile.

 

Motivazione PREMIO HYSTRIO ICEBERG 2018 - Compagnia Oyes

Nell’osservare il percorso artistico degli Oyes, si percepisce un chiaro senso di solidità. Sono infatti un gruppo numeroso ma senza isterismi, caratterizzato da poche ma pensatissime produzioni, con un brillante lavoro organizzativo alle spalle e la capacità di vincere in scioltezza premi e bandi, diventando in breve una realtà riconosciuta su scala nazionale. Ma in questa concretezza si aprono anche improvvisi squarci di sana follia. Come ad esempio riscrivere Cechov calandolo nel contemporaneo in Vania o in Io non sono un gabbiano. È stato proprio questo azzardo, il coraggio di guardare in faccia la tigre senza uscirne con le ossa rotte, a segnare una svolta nella giovane compagnia nata nel 2010 intorno a un gruppo di diplomati dell’Accademia dei Filodrammatici, dandole una riconoscibilità artistica sempre più precisa. Le drammaturgie originali, come Va tutto bene o Il preferito, divengono così ispirazione per uno sguardo registico maturo, capace di intrecciare la propria autorialità con la semplicità del segno estetico e con un senso collettivo del fare teatro. Per la serietà con cui stanno facendo crescere un progetto ambizioso e per quel pizzico di sfrontatezza creativa che da sempre caratterizza i talenti più belli assegniamo alla Compagnia Oyes il Premio Hystrio Iceberg 2018.

 

BIOGRAFIA DELLA COMPAGNIA

Oyes nasce nel 2010 attorno ad un nucleo di attori diplomati all'Accademia dei Filodrammatici di Milano. 

Da subito la compagnia si concentra sulle crepe e le aporie che osserva nella società e da lì parte per creare drammaturgie originali, sviluppate collettivamente attraverso scritture sceniche ed improvvisazioni. La volontà è quella di mantenere sempre vivo il processo di ricerca di nuovi linguaggi, stili e materiali drammaturgici, senza perdere il confronto con la tradizione, i grandi autori classici e contemporanei.

Il primo lavoro della compagnia, Effetto Lucifero, ispirato all'Esperimento Carcerario di Stanford, vince il Premio Giovani Realtà del Teatro 2010 ed è finalista al premio Tondelli 2011 per la drammaturgia. Oyes inizia così una residenza triennale presso il Teatro Filodrammatici di Milano che ospiterà negli anni seguenti Luminescienz, drammaturgia originale che indaga il mondo delle sette religiose, e Va tutto bene, prima drammaturgia collettiva che, attraverso i toni della tragicommedia, sviscera il tema dell’abbandono.

Nel 2015 il debutto di Vania segna un passo decisivo per Oyes che sceglie di confrontarsi con i testi di A. Cechov e dà vita ad una drammaturgia originale ispirata ai temi e ai personaggi principali di Zio Vanja. 

Vania ottiene numerosi riconoscimenti tra cui il Premio Giovani Realtà del Teatro 2015. Nel 2016 approda a importanti festival come Primavera dei Teatri di Castrovillari e Trasparenze di Modena, fa parte della selezione di NEXT- laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo 2016/2017 di Regione Lombardia e Agis ed è finalista IN BOX 2017. 

Con il progetto T.R.E. - Teatro in Rete per Emergere Oyes si aggiudica il bando f-Under35 per le imprese culturali (in collaborazione con Teatro dei Gordi e Teatro Presente) che gli permette di intraprendere un fondamentale processo di strutturazione organizzativa, incrementando nettamente la circuitazione degli spettacoli.

Nel giugno del 2017, con il debutto di Io non sono un gabbiano all’interno del festival Primavera dei teatri, Òyes si conferma realtà emergente riconosciuta a livello nazionale da parte di critica, pubblico e operatori del settore. Rientrando per la seconda volta nella selezione di NEXT- laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo 2017/2018, ottiene l’inserimento nelle stagioni di importanti teatri e circuiti nazionali tra cui Piccolo Teatro di Milano, Fondazione Piemonte dal Vivo, Teatro Stabile del Veneto e Teatro Pubblico Pugliese. 

L’ultima produzione, Schianto, menzione speciale Forever Young 2017-2018 - La Corte Ospitale, ha circuitato in alcuni importanti teatri italiani grazie a NEXT- laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo 2018/2019.

Nel 2018 Oyes vince il Premio Hystrio Iceberg come migliore compagnia emergente italiana.

E’tra le cinque imprese di produzione under 35 riconosciute dal Mibac per il triennio 18-20 come destinatarie del FUS, inoltre ha vinto il bando Cultura Sostenibile di Fondazione Cariplo con il progetto MetaStrada per il triennio 19-21.  

 

Dal 18 al 20 febbraio 2020

 

 

INFORMAZIONI

MTM Teatro Litta

Corso Magenta, 24

da martedì a giovedì ore 20:30

durata: 60 minuti

Biglietti: Intero 25€, Convenzioni 20€, Ridotto Arcobaleno (per chi porta in cassa un oggetto arcobaleno) 20€, Under30/Over65 15€, Scuole di teatro e Università 15€, Ridotto DVA 12,50, Scuole MTM, Paolo Grassi, Piccolo Teatro 10€
spettacolo in abbonamento: Arcobaleno, Arcobaleno tandem, Arcobaleno over 65, Carta regalo x2, Carta regalo x4,

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BIGLIETTERIA MTM     

Corso Magenta 24, Milano                              

02 86 45 45 45 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Prenotazioni e prevendita da lunedì a sabato dalle 15:00 alle 19:30

 

PREVENDITA ONLINE

Biglietti e abbonamenti sono acquistabili sul sitowww.mtmteatro.it e sul sito - punti vendita vivaticket.it

I biglietti prenotati vanno ritirati nei giorni precedenti negli orari di prevendita e la domenica a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.

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