di Luca Chieregato
regia Luca Chieregato, Pietro De Pascalis
conPietro De Pascalis
scene e costumi Anna Bertolotti
consulenza musicale Gipo Gurrado
durata 1 ora e 20 minuti
Orlando sulla Luna aveva perduto il senno: ora, invece, sembra che a non averlo sia proprio il nostro satellite.
Questa volta però sta ad un altro eterno sognatore e amante deluso, Cyrano, spiegare alla sua Luna bambina il colore dei fiori, il profumo dell’erba, la sensazione del vento sulla pelle e il sapore dei sentimenti. Ma come spiegare ad un cieco, un alieno o a un neonato il significato del vivere su questa Terra?
Certe domande ci costringono a raccontare la verità prima di tutto a noi stessi. Il dialogo tra Cyranoe la sua pallida amica si tramuta allora in un monologo interiore: Cyrano parla alla propria coscienza, ricercando quella verità che talvolta le parole stesse celano.
Luca Chieregato e Pietro De Pascalis delicatamente trasportano la scena sulla Luna affidando al poeta spadaccino l’arduo compito di rispondere alle domande più difficili: quelle della nostra coscienza.
“Eccomi. Amare davvero è dire: eccomi. Lo senti? Che è un cadere.”
Abbiamo preso Cyrano, quello del naso, quello dell'apostrofo rosa tra le parole ti e amo, quello di Rossana, il poeta spadaccino, e l'abbiamo mandato sulla Luna. Lui ha sempre sognato di andarci, lassù. Ora che è morto da poco, le sue parole ancora sfiorano l'eco dell'aria... e finalmente è arrivato lì. Lei, la Luna, non lo riconosce e fa domande bambine: che cos'è il teatro? E la verità? Cos'è il vento? Hai amato davvero?
A riascoltarla così, questa storia, non sembra nemmeno la stessa. A riannodare il filo tessuto dalle parole, una per una... Le parole, appunto. Quante parole, in amore. Cyrano ripercorre tutta la sua storia, naviga lieve nella memoria e ricorda, dimentica, rivive.
Si trova costretto a dire tutta la verità, alla Luna, se no lei non risponde. E la verità, cosa dice? Che noi tutti abbiamo paura. Abbiamo così paura dell'amore che ce ne teniamo lontani: lo diciamo, lo scriviamo e lo cantiamo per tenerci al riparo, lasciando che le parole dicano per noi. Ma noi, dove siamo?
In scena c'è solo lui, Cyrano; gli altri sono fantasmi, ombre, guizzi di luce. A fargli compagnia c'è una luce di Luna, una Terra azzurra immersa nel buio da spiare da lontano, e le sue parole: amate, gridate, tenute tra le labbra. Prima di diventare stelle lucenti bisogna tornare indietro, rivivere ancora l'ultima scena, dire la verità. Bisogna cantare le lacrime perché piova su Parigi, per diventare stelle.
Note di regia
Nell'immaginare Cyrano che vola sulla Luna pochi minuti dopo aver respirato l'ultima battuta, “il mio pennacchio”, ci siamo ispirati al testo originale. Una scia trasparente e luminosa che lo porta fino a su; “mi è rimasto qualche pelo di pianeta”, dice a De Guiche quando si tuffa dall'albero e dice che è appena precipitato dalla Luna. E per trattenere il rivale, e per consentire che l'amico/rivale Cristiano sposi la sua amata Rossana, Cyrano inventa all'improvviso, come amava fare, sette modi per salire fin lassù. E ancora: il “vero” Cyrano de Bergerac era scrittore, già. Non era forse un poeta spadaccino, ma scrisse un unico lungo racconto in cui immaginava, appunto, di salire sulla Luna. Insomma, dovevamo mandarlo lì. Ma piuttosto che scrivere una nuova storia sull'eroe romantico che finisce all'altro mondo, abbiamo preferito dire ancora, per l'ennesima volta, la sua storia. Perché tutti sanno chi è lui, sanno del naso, sanno di Rossana, sanno che tirava di spada e poco più. Abbiamo deciso che valeva la pena, ancora, parlare di lui e del suo amore tormentato, del suo amore nascosto. Perché questa è una storia di luce e di ombra: io non sono che un'ombra, e voi un chiarore, dice a Rossana dal balcone. Il coraggioso Cyrano è un eroe che si nasconde, e che davanti alla verità il suo cuore, come il nostro, trema. Certo, combatte contro cento uomini e manifesta il suo sdegno contro i calcoli, le mosse compiacenti e tutto il resto, no, grazie! Ma quando si tratta di amare davvero anche lui indugia, balbetta, inciampa e cade.
Mandarlo sulla Luna significa per noi toglierlo dai rumori del mondo, guardare Parigi e la sua storia da lontano, da un punto così distante da permettere di vedere la verità brillare come una stella lontana. Una panchina nel deserto, questa è la Luna per noi. Briciole di stelle precipitate vagano al suolo e nell'aria, e lui come un fantasma danza tra le sue stesse luci e ombre. Sono una galassia piena di buchi neri, dice alla Luna. C'è un testo importante, scritto in versi, cento anni fa. Un testo che sembra più vecchio di quello che è. Un oceano di parole musicali che ha retto, come pochi, la sfida della scena teatrale laddove altri testi fatti di poesia hanno fallito, e Ibsen lo sapeva bene. Negli stessi anni nasce il teatro contemporaneo, Čechov e Strindberg per intenderci. Cyrano è una storia già vecchia, appena nata. Eppure. Eppure piace a tutti, resiste, non ferisce nessuno e questo non è un buon segno, dice Luigi Lunari, non ha cambiato il mondo. Eppure. Eppure ancora oggi è tra le opere più rappresentate nel pianeta. Ma perché? Cosa cela?
Per noi, racchiude un mistero. Un'ombra che si aggira intorno al rifiuto del naso, un rifiuto che sa di antico, “ebbi ostile mia madre a cui non piacqui mai”, dice quando sta per morire. Ecco, il rifiuto. Non è di Rossana, che stiamo parlando. È qualcosa di più profondo, e forse lo sentiamo. E poi, quella foga. Quella furia. Quella smania di combattere, di mettere a tacere il frastuono interiore che tanto ci riguarda. E infine, quella paura di amare. Cristiano è un uomo onesto, non è sciocco, dice ancora Lunari, e quando Rossana gli chiede cosa prova, lui risponde “soltanto” che la ama. Ricamate, insiste lei. Ma cosa deve dire, questo povero Cristiano? L'unica cosa che conta: ti amo. La verità è dire ti amo, la verità è dire non ti amo più, confessa Cyrano alla sua amata Luna.
Per noi la Luna è un deserto, una piuma, un palloncino. Una bambina che fa domande invisibili e difficilissime: che cos'è la verità? E il vento? E un bacio? Hai amato davvero? Cyrano siede sulla panchina dell'infinito, in attesa di diventare stella. Manca poco, ormai. Basta dire tutta la verità, e poi succederà. Lo sapremo là, nell'azzurro, come una stella polare da seguire da lontano, come una dolce costellazione da ammirare, da imitare, da raccontare ancora, e ancora, e ancora.
Luca Chieregatoe Pietro De Pascalis
La compagnia Facchetti De Pascalis nasce dal desiderio di Pietro De Pascalis e Gianfelice Facchetti di provare a produrre nuova drammaturgia ufficialmente e legalmente costituita dal 2010. Produce e mette in scena Bundesliga ‘44, spettacolo finalista al premio Ustica per il teatro nel 2005. Nel numero dei più (+), Icaro e Dedalo srl in scena al CRT di Milano mentre Aumma e C’era una volta un Re in scena al Teatro Leonardo da Vinci.
Pietro De Pascalis, attore e formatore storico della Compagnia teatrale Quelli di Grock. Allievo di Claudio Orlandini. Da anni porta avanti un processo di ricerca che affonda le radici nel processo organico dell’attore, un lavoro tuttavia che spazia dalla maschera, nelle sue più svariate declinazioni caratteristiche, al realismo scenico. Negli anni seminari di approfondimento con varie personalità del panorama teatrale italiano da Claudio Marconi a Danio Manfredini, da Emma Dante a Luca Micheletti. Ha collaborato per molti anni con Andrea Narsi della Compagnia Teatro de Gli Incamminati di Franco Branciaroli. È socio fondatore e produttore della compagnia Facchetti De Pascalis ed è socio fondatore di Manifatture Teatrali Milanesi.
Luca Chieregato, 38 anni, scrittore, autore di teatro, attore e regista. Ha lavorato per molti anni presso il Comteatro e collabora con altre realtà teatrali. Si forma artisticamente studiando con Claudio Orlandini e seguendo vari seminari. Si occupa di scrittura teatrale e narrativa, conducendo laboratori e seminari nelle scuole e nelle biblioteche; scrive storie e favole per bambini e cura il progetto Scatofavole in collaborazione con Alessia Bussini. Nel 2012 ha fondato il gruppo teatrale Comenoi, una piccola realtà con cui realizza spettacoli leggeri e poetici, che si prestano a essere rappresentati anche in spazi non teatrali.
Dal 31 gennaio all’11 febbraio 2018
INFORMAZIONI
MTM Teatro Litta
Corso Magenta, 24
da martedì a sabato ore 20:30 – domenica ore 16.30.
Biglietti: Intero 24€ – Under26 e convenzioni 16€ – Over65 12€ – Under12 10€
Abbonamento: 6MTMconTE – UNIconTE – MTMdono
Abbonamenti liberi a partire da €40
BIGLIETTERIA MTM
02 86 45 45 45 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Prenotazioni e prevendita da lunedì a sabato dalle 15:00 alle 20:00
Biglietti e abbonamenti sono acquistabili sul sito www.mtmteatro.it e sul sito e punti vendita
vivaticket.it. I biglietti prenotati vanno ritirati nei giorni precedenti negli orari di prevendita e la domenica a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.