MILANO, TEATRO FRANCO PARENTI: ION

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scritto e diretto da Dino Lopardo
con Iole FrancoLorenzo GarufoAlfredo Tortorelli
scene e luci Dino Lopardo
collaborazione all’allestimento Collettivo Itaca/Dino Lopardo
sostegno all’allestimento Città delle Cento Scale Festival – Nostos Teatro

produzione Gommalacca Teatro
Festival inDivenire 2019, miglior progetto sessione teatro
Premio Carlo Annoni 2021, finalista

Rassegna La nuova scena
a cura di Natalia Di Iorio

Durata: 1h 15’

“Cosa accade quando un essere umano viene lasciato solo a marcire in silenzio dalla propria famiglia?”, una famiglia ottusa, retrò, all’antica?

Da questa premessa, il drammaturgo Dino Lopardo, partendo da una storia realmente accaduta, ha elaborato un testo inedito, anche grazie alle sollecitazioni che gli attori stessi hanno fornito durante i giorni di lavorazione dedicati alle improvvisazioni. Ne è scaturita una storia nuova, diversa dall’idea iniziale, con un racconto drammaturgico generato su più spunti di riflessione: il concetto del “Diverso”, il disadattamento, il pregiudizio sociale.

Pochi colori in scena e pochi oggetti per raccontare lo spaccato di vita dei due fratelli, Giovanni e Paolo, divisi e segnati da un passato che li ha condizionati profondamente. Le loro giornate “grigie” trascorrono tra litigi e sorrisi che inevitabilmente li fanno tornare in maniera ossessiva al loro passato, ai loro sfocati ricordi di bambini, alla presenza soffocante di un padre e alla colpa grave di uno dei due. Tale colpa forse è origine e causa di una famiglia in disfacimento e ciò ne determinerà inevitabilmente il loro destino. Le parole e i gesti vivono all’interno di una cornice che è casa, lavoro, strada - finanche il cimitero - ma non è fino in fondo nessuno di questi luoghi.

Che cosa è successo a Giovanni la sera prima del litigio furioso che ebbe con suo fratello Paolo? Di cosa parlò con lui? Che rapporto c’era tra i due? Il fratello, Paolo, è stato fin da bambino molto legato al padre, al contrario di Giovanni che, invece, ha sempre avuto un rapporto privilegiato con la madre. Una madre che i due fratelli hanno conosciuto in maniera differente: Giovanni la ricorda come madre affettuosa, mentre Paolo come la pazza del paese. Lei che, dopo il secondo parto, cadde in una forte depressione. Paolo, fin da bambino, ascolta il padre parlare della madre come un peso, come una palla al piede, e di Giovanni come il figlio mai voluto. Giovanni vive sulla sua pelle il non essere accettato come figlio e tacciato dal padre stesso come diverso. Un padre “Padrone”, anaffettivo, chiuso nelle sue convinzioni, che non accetterà mai la condizione di suo figlio, neanche davanti alla morte. 

NOTE DI REGIA

Una gabbia questa società. Esseri umani ingabbiati nelle loro paure, desideri, sogni… “L'uccello in

gabbia canta per invidia o per rabbia”; “Gabbia de' matti è il mondo”; “Sentirsi speciali è la

peggiore delle gabbie che uno possa costruirsi”; “Eppure il cuore batte in Gabbia ”.

Il punto di partenza per me è stato questo elemento metaforico ma al contempo fisico, materiale: LA GABBIA. Dal punto di vista scenico evidenziare dei confini per me è stato fondamentale. Un quadrante dove i due fratelli, Giovanni e Paolo, agiscono. Una gabbia immaginaria appunto, quella delle mura domestiche, da dove prende il via questa vicenda e questo conflitto ancestrale. All’interno di questo quadrante un’ulteriore gabbia (quella di Giovanni), una gabbia mentale, dove sono racchiusi i suoi ricordi, sogni, amori, aspirazioni. È tutto molto freddo intorno, per questo ho deciso di optare per un allestimento scenico metallico, freddo appunto.

Diversi autori mi hanno ispirato e hanno affrontato il tema della “gabbia”; per alcuni addirittura è

stata la loro ossessione: Elias Canetti, Kahlil Gibran, Alain de Botton, Gesualdo Bufalino, Leo Buscaglia, solo per citarne alcuni.

 

Pericoloso entrare senza frustino nella gabbia dei ricordi. Mordono

Gesualdo Bufalino, Il malpensante, 1987

L'amore s'impara, la paura s'impara, il pregiudizio s'impara, l'odio s'impara, la premura s'impara, la responsabilità s'impara, l'impegno s'impara, il rispetto s'impara, la bontà e la gentilezza d'animo si imparano. S'imparano tutte queste cose nell'ambito di una società, in famiglia, in un rapporto. I processi del linguaggio iniziano all'età di uno o due anni quando le parole cominciano ad assumere un contenuto emotivo e intellettuale. E sono le parole con le quali voi strutturerete il vostro ambiente e vivrete per il resto della vita, e che potranno ingabbiarvi o rendervi liberi. Questo è straordinariamente importante.

Leo Buscaglia, Vivere, amare, capirsi, 1982.

 

Giovanni e Paolo, protagonisti di questa vicenda, sin dall’adolescenza sono stati sopraffatti da una serie di aventi che hanno condizionato la loro esistenza. Essere emarginati o emarginarsi? Cosa accade quando un essere umano viene lasciato solo a marcire in silenzio dalla propria famiglia?

Essa ha un peso specifico, come pure gli affetti, il condizionamento della società̀. Ho voluto che i protagonisti di questa storia fossero entrambi rinchiusi nelle loro aspirazioni, sogni, vizi e tanta rabbia. Non c’è chi vince o chi perde, ma solo il fluire degli eventi che condizionano un essere umano sin dalla nascita. Il punto focale è proprio la famiglia, perché è la radice da cui ogni individuo trae la sua condizione esistenziale, forse la “GABBIA” da cui fuggire?

Dino Leopardo

 

Dino Lopardo Autore, attore e regista. Si forma come attore presso l'Accademia d’Arte Drammatica di Roma. Nel contempo si laurea con una tesi sul radiodramma. Si specializza in sceneggiatura e drammaturgia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”. Nel 2017 lavora come attore presso il Teatro Due di Parma. L’esperienza di autore e regista lo porta poi a seguire un percorso professionalizzante presso l'ERT Emilia Romagna Teatro e come assistente presso l’Elfo Puccini di Milano. Autore dell’atto unico "Trapanaterra”, è semifinalista inBox ’21. Scrive "Attesa”, miglior drammaturgia al festival inDivenire 2018 e miglior regia al Roma Fringe Festival dello stesso anno. L’anno successivo ottiene il premio come miglior spettacolo per l'atto unico "ION" al festival INdivenire di Roma e la sua drammaturgia arriva in finale al premio Carlo Annoni presso il Piccolo Teatro di Milano, successivamente finalista al bando Theatrical Mass 2022. Scrive poi la “Trilogia del’ Odio” (2022), tre monologhi polifonici: “Cesso”, “Affogo” e “Rigetto”. Il primo vince il bando “Mezz’ore d’Autore” presso il Teatro Due di Parma. Il secondo debutta al Città delle 100 Scale Festival di Potenza. Cura e realizza il videoclip "NessunoEscluso” per Amnesty International. È autore e regista di due cortometraggi: "Partecipare” (2020) con Iole Franco, e "Vecchio” (2022) con Leo Gullotta, vincendo con quest’ultimo diversi premi nazionali e internazionali.

12 – 17 marzo 2024 | Sala Tre

ORARI
martedì 12 Marzo - 20:15

mercoledì 13 Marzo - 20:15

giovedì 14 Marzo - 20:15

venerdì 15 Marzo - 19:00

sabato 16 Marzo - 19:00

domenica 17 Marzo - 16:30

PREZZI

intero 20€
under26/over65/ convenzioni 15€

Tutti i prezzi non includono i diritti di prevendita.

Info e biglietteria

Biglietteria
via Pier Lombardo 14
02 59995206
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