FONDATION BEYELER “BASQUIAT – THE MODENA PAINTINGS” DALL’11 GIUGNO AL 27 AGOSTO 2023

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Tredici anni dopo l’ampia retrospettiva dedicata a Jean-Michel Basquiat la Fondation Beyeler torna a proporre al pubblico l’opera dell’artista newyorchese. In mostra sono presentati i «Modena Paintings», otto quadri di grande formato che Basquiat dipinse nel 1982

Tredici anni dopo l’ampia retrospettiva dedicata a Jean-Michel Basquiat la Fondation Beyeler torna a proporre al pubblico l’opera dell’artista newyorchese.

In mostra sono presentati i «Modena Paintings», otto quadri di grande formato che Basquiat dipinse nel 1982 nella città italiana di Modena per un’esposizione concordata che alla fine, però, non si tenne.

A distanza di oltre quarant’anni la Fondation Beyeler riunisce ora per la prima volta questi significativi lavori di Basquiat, tra cui alcuni dei suoi quadri più celebri e preziosi, oggi custoditi in collezioni private statunitensi, asiatiche e svizzere.

Jean-Michel Basquiat (1960–1988) è considerato uno dei principali artisti di fine Novecento. Balzò alla notorietà internazionale agli inizi degli anni 1980, quando la pittura figurativa visse una rinascita. Basquiat, una tra le personalità più spiazzanti del panorama artistico, emerse dalla scena underground di New York come autore di graffiti e musicista, prima di dedicarsi interamente all’arte. La sua pittura carica di espressività ed energia suscitò presto ammirazione.

A soli vent’un anni Basquiat fu il più giovane artista invitato a partecipare alla Documenta 7 di Kassel organizzata nell’estate del 1982. Incoraggiato da Andy Warhol, divenne una star dell’arte internazionalmente acclamata.

Di padre haitiano e madre di origini portoricane, Basquiat fu il primo artista nero a sfondare nel mondo dell’arte dominato da protagonisti bianchi. Oltre che con Andy Warhol, lavorò con Keith Haring, Francesco Clemente, Debbie Harry e altri artisti e musicisti. Fino alla sua morte improvvisa nell’agosto del 1988 ha visto la luce in meno di un decennio un imponente corpus di opere: più di 1000 tra dipinti e oggetti nonché 3’000 lavori su carta.

Dopo che l’arte concettuale e la minimal art avevano raggiunto l’apice negli anni 1960 e 1970, Basquiat riuscì a plasmare un inedito linguaggio espressivo e figurativo. Le sue opere popolate di personaggi fumettistici, sagome scheletriche, curiosi oggetti quotidiani e messaggi poetici sono cariche di colore e forza. In esse si mescolano sia motivi della cultura pop e rimandi dotti che spaziano dalla musica allo sport, sia temi politici ed economici in commenti critici sulla società dei consumi e l’ingiustizia sociale, principalmente il razzismo.

Basquiat tenne la sua primissima mostra personale nel 1981 alla Galleria d’Arte Emilio Mazzoli di Modena ancora sotto il suo nome d’arte SAMO©, la tag scritta con bombolette spray su vagoni della metropolitana e muri di New York che risaliva alla collaborazione con il graffitista Al Diaz. Pochi mesi prima il gallerista italiano Emilio Mazzoli aveva notato il giovane artista nell’esposizione collettiva «New York / New Wave» curata da Diego Cortez presso il P.S.1 Contemporary Art Center (oggi MoMA PS1) di Long Island City. Mazzoli mise a disposizione di Basquiat spazi e materiali per dipingere affinché potesse realizzare nuove opere. A inizio estate del 1982 Basquiat tornò a Modena su invito di Mazzoli per allestire quella che doveva essere la sua prima mostra europea con il suo vero nome.

Mazzoli aveva un capannone aperto ad artisti che compivano soggiorni di studio. Mario Schifano, ad esempio, risiedette e lavorò periodicamente a Modena per vari anni. Quando Basquiat arrivò nella città emiliana trovò diversi pezzi lasciati da Schifano: oltre a quadri completati c’erano tele già preparate e altre ancora vergini. Suggestionato dal loro formato straordinario se ne avvalse per i propri dipinti. Nacque così un gruppo di opere di almeno due metri per quattro ciascuna, più grandi e differenti rispetto a tutto quanto Basquiat aveva dipinto fino a quel momento. Apponendo sul retro il nome del luogo “Modena” insieme con la sua firma, Basquiat identificò questi lavori come facenti parte di un unico nucleo.

Dissidi sorti tra Annina Nosei, la gallerista che dalla fine del 1981 rappresentava Basquiat a New York, ed Emilio Mazzoli sfociarono nell’abbandono del progetto di mostra modenese. In un’intervista rilasciata nel 1985 a The New York Times Basquiat espresse a posteriori la propria frustrazione per il suo secondo soggiorno a Modena: «Hanno combinato le cose in modo da obbligarmi a produrre otto quadri in una settimana», e lavorare in quegli spazi equivaleva per lui a lavorare in una «fabbrica, una squallida fabbrica. Una situazione che odiavo.» Alla fine Mazzoli pagò a Basquiat i dipinti eseguiti, prima che questi ripartisse per New York.

Le otto opere dipinte a Modena passarono a nuovi proprietari attraverso Annina Nosei: Bruno Bischofberger ne acquistò quattro (Profit I, Boy and Dog in a Johnnypump, Untitled [Woman with Roman Torso (Venus)], The Guilt of Gold Teeth); le altre entrarono in diverse collezioni internazionali. Oggi tutti e otto i quadri si trovano in mani private negli USA, in Asia e in Svizzera. Mentre alcuni di essi sono stati esposti in retrospettive, altri non si sono quasi mai visti. Anche il progetto della Galleria d’Arte Emilio Mazzoli non è ancora stato approfondito. Eppure, non solo i dipinti realizzati a Modena sono annoverati tra le creazioni pittoriche più significative di Basquiat e tra le opere d’arte di maggior pregio in assoluto, ma anche l’idea progettuale, sebbene fallita, rappresenta un episodio nodale della sua carriera artistica.

Sam Keller, Direttore della Fondation Beyeler, afferma: «Tutti i ‹Modena Paintings›’ si conservano oggi in raccolte private. Singolarmente alcuni dipinti sono stati esibiti in mostre su Basquiat, ma questa è finora la prima volta che figurano in un’esposizione nel loro insieme, come inizialmente previsto dall’artista. Grazie alla pluriennale buona collaborazione con la famiglia di Basquiat e i collezionisti di Basquiat siamo riusciti a riunire tutte le opere e a ricomporre, così, un capitolo di storia dell’arte.»

Il ciclo di Modena
Tra i «Modena Paintings» si notano continui nessi e rimandi di ordine tematico e stilistico: tutt’e otto le opere sono dominate da una figura monumentale, spesso nera, che si staglia su uno sfondo a larghe pennellate espressivo-gestuali. Untitled (Angel) e Untitled (Devil), quasi un dittico, raffigurano i due personaggi evocati nei titoli, l’angelo e il diavolo, a mezzobusto con le due braccia alzate – una posa che può essere interpretata come implorante o come trionfante e che non solo si ripete in altri dipinti di questo stesso nucleo, ma ricorre di frequente nel lavoro di Basquiat in generale.

Lo scheletro del diavolo suggerito da sommari tratti orizzontali e il suo teschio con le orbite e la cavità nasale profonde connotano anche le figure di Boy and Dog in a Johnnypump e di The Field Next to the Other Road. L’ornamento del capo oscillante tra aureola e corona di spine è un ulteriore elemento distintivo di Basquiat, che si ritrova per esempio in Untitled (Woman with Roman Torso [Venus]) e in Profit I.

Negli ultimi due lavori citati, come anche in The Guilt of Gold Teeth, l’intrico di segni e scritte così tipico di Basquiat è più fitto che non nelle altre opere del gruppo. In particolare The Guilt of Gold Teeth, con le sue parole criptiche, le combinazioni di numeri e il simbolo del dollaro, anticipa gli sviluppi futuri dell’artista. Con Untitled (Cowparts), che ritrae una mucca più grande del naturale dai vistosi occhi rotondi, il cerchio si chiude in quanto le spesse pennellate bianche applicate in Untitled (Angel) per sottolineare il corpo dipinto di nero qui contornano la sagoma dell’animale.

A eccezione dei due dipinti Profit I e The Guilt of Gold Teeth, nei quali la combinazione di colore acrilico, vernice spray e matita grassa dà luogo a un dialogo con il disegno, l’accento del gruppo di opere è puntato sul pittorico. Il collage visivo tra immagini e parole, altrimenti così caratteristico di Basquiat, ha trovato scarsa applicazione nei lavori eseguiti a Modena.

In essi il repertorio è generalmente poco frazionato e si concentra su rappresentazioni di grandi dimensioni focalizzate sul corpo umano e animale. A differenza delle opere precedenti, quelle modenesi non restituiscono impressioni ispirate alle strade della grande città, come Basquiat era solito rendere nei suoi quadri.

In diverse delle otto composizioni si ripetono gli stessi toni di colore, per esempio negli sfondi piatti o nelle reiterate pennellate di un rosso acceso poste a intensificare le figurazioni. In linea con la sua pratica artistica, Basquiat lavorò simultaneamente a più tele, non da ultimo per dare ai singoli strati di colore il tempo di asciugarsi.

Basquiat e la Fondation Beyeler
La Fondation Beyeler e Jean-Michel Basquiat sono uniti da una lunga storia comune: già nel 1983 Ernst Beyeler invitò l’allora ventiduenne artista a partecipare alla collettiva «Expressive Malerei nach Picasso (La pittura espressiva dopo Picasso)» presso la sua galleria d’arte in Bäumleingasse a Basilea.

Basquiat vi era rappresentato con quattro dipinti e Philistines, 1982, illustrava la copertina del catalogo di mostra. Con il disegno Black Man, 1982, dono della Renard Collection, dal 2013 il museo può vantare in collezione permanente un’opera dell’artista. Nel 2010 la Fondation Beyeler ha ospitato la prima grande retrospettiva museale di Basquiat in Europa.

Nella prossima mostra alla Fondation Beyeler l’allestimento dei dipinti di Basquiat in una grande sala viene integrato da un adiacente spazio multimediale immersivo in cui la genesi dei «Modena Paintings» è contestualizzata cronologicamente e i visitatori sono trasportati dentro il mondo dell’artista attraverso corti filmati.

La curatela è affidata a Sam Keller, Direttore della Fondation Beyeler, e a Iris Hasler, Associate Curator presso la Fondation Beyeler.

A corredo della mostra esce per i tipi di Hatje Cantz Verlag, Berlino, un catalogo in tedesco e in inglese che ripercorre le vicende del progetto espositivo, dall’idea iniziale fino al suo abbandono nel 1982, e dedica un breve testo a ciascuno dei dipinti nati a Modena. Il catalogo include contributi di Dieter Buchhart, Iris Hasler, Fiona Hesse, Michiko Kono, Regula Moser, Demetrio Paparoni e Jordana Moore Saggese.

La mostra è generosamente sostenuta da:
Beyeler-Stiftung
Hansjörg Wyss, Wyss Foundation
Thomas und Doris Ammann Stiftung
così come altre fondazioni nonché donatrici e donatori che desiderano rimanere anonimi.

Fondation Beyeler Il museo d’arte di Riehen presso Basilea è internazionalmente rinomato per le sue mostre di altissima levatura, per la sua importante collezione di arte moderna e contemporanea e per il suo ambizioso programma di eventi. L’edificio del museo nell’idilliaco parco punteggiato di alberi secolari e stagni di ninfee è opera dell’architetto Renzo Piano. La sua posizione nel mezzo di una zona ricreativa con vista su campi di grano, mucche al pascolo e vigneti ai piedi della Foresta Nera è unica. Nel parco adiacente la Fondation Beyeler sta realizzando un nuovo edificio museale con l’architetto svizzero Peter Zumthor, rafforzando così il legame armonioso tra arte, architettura e natura. 

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