MATILDE E IL TRAM PER SAN VITTORE E VIDEO SALUTI DA MIRAN AL TEATRO DELLA COOPERATIVA DI MILANO

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19 |24 marzo

dopo lo spettacolo Matilde e il tram per San Vittore

SALUTI DA MIRAN

realizzato da Videoest:

Paolo Babici, Alessio Bozzer, Riccardo Dussi, Giampaolo Penco, Žarko Šuc

e

Nadia Benci, Lawrence Conti, Andrea Padoan, Christopher Scherlich, Anna Sola

materiale fotografico

Archivio Fotografico Sergio Ferrari

Archivio Fotografico Miran Hrovatin

Wartape

1991-1992

realizzato da Piero Panizon

prodotto da Gianfranco Rados

si ringrazia

Primorski Dnevnik, Trieste Terminal Passeggeri, Capitaneria Di Porto Di Trieste,

Eurocar Italia, Trieste, Casa Della Musica di Trieste e tutti gli amici

realizzato con Il contributo del

Fondo Per L’audiovisivo del Friuli Venezia Giulia

30 anni fa, il 20 marzo 1994, Miran Hrovatin, amico carissimo, in età giovanile, di Renato Sarti, veniva ucciso a Mogadiscio insieme a Ilaria Alpi. A lui e Ilaria Alpi il Teatro della Cooperativa aveva già dedicato una delle prime stagioni (2014/2015) in occasione del decennale dalla loro morte. 

Per ricordare Miran Hrovatin a fine di ogni replica di Matilde e il tram per San Vittore, dal 19 al 24 marzo, verrà proiettato Saluti da Miran, realizzato da Videoest, un video straordinario, un grido, un urlo straziante lanciato contro la guerra. Un urlo, che in un periodo come quello che stiamo vivendo, si amplifica sempre di più.

Era il 1994. Sono passati trent’anni da quando l’operatore video triestino Miran Hrovatin è stato ucciso a Mogadiscio insieme alla giornalista Ilaria Alpi. Filmavano il ritiro dei soldati italiani dalla Somalia e indagavano su traffici illegali, armi e rifiuti tossici.

La videoest, la casa di produzione di Miran, i suoi amici, la moglie, il figlio, hanno realizzato un documentario, che non è solo un omaggio, ma un pezzetto di storia, formato dalle immagini di Miran dagli anni ‘70 agli anni ‘90, e le immagini dei reportage di guerra, in gran parte girati inediti. Le immagini dei conflitti e delle atrocità avvenute nello sfaldamento della Yugoslavia.

Una denuncia di tanto orrore inutile. Un duro lavoro per non dimenticare le vittime, le ingiustizie, le tragedie, che è stato pagato con il sacrificio della propria vita.

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