"RITRATTO DI REGINA", IL DOCUFILM SU ELISABETTA II PRESENTATO ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA - AL CINEMA DAL 21 AL 23 NOVEMBRE

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Dopo la presentazione alla diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma 2022 nella sezione Proiezioni Speciali, dal 21 al 23 novembre arriva nelle sale italiane Ritratto di Regina.un documentario cinematografico prodotto da Nexo Digital e Rai Cinema, diretto dal pluripremiato fotografo Fabrizio Ferri, che qui firma anche la direzione della fotografia, e basato sull’omonimo bestseller del 2019 edito da Mondadori e scritto da Paola Calvetti, autrice della sceneggiatura.

La trama ufficiale: È stata la donna più fotografata, amata, discussa, spiata, osannata, criticata, acclamata del pianeta. Il desiderio di tutti, in ogni parte del globo e in ogni istante della sua lunga vita interrottasi a 96 anni, è stato da sempre quello di osservarla dallo spioncino, di intercettarne nuovi frammenti. Per conoscerla meglio, per riuscire ad entrare in contatto con lei, per riuscire a comprenderla. Per riuscire a rispondere alla domanda: chi è stata, veramente, la Regina Elisabetta? Per questo arriva ora al cinema un film che racconta The Queen da un punto di vista totalmente nuovo: attraverso i suoi più intensi, sorprendenti, rivelatori ritratti fotografici. Nasce da questa intuizione Ritratto di Regina, il documentario-evento che ha per protagonisti non soltanto il lunghissimo regno di Elisabetta II, ma anche l’eccezionale tributo con cui la fotografia, arte apparentemente “muta”, ha omaggiato la Regina, creando un album lungo settant’anni, unico al mondo per varietà, intensità e ricchezza. Quella di Elisabetta II, del resto, è stata la storia di una donna apparentemente inavvicinabile che dell’accettazione del proprio destino e della difesa della corona ha fatto la sua suprema ragione di vita e uno schermo impenetrabile, con la sola eccezione della fotografia: unico palcoscenico su cui The Queen, cedendo anche solo per pochi minuti alle leggi universali della luce e alle esigenze di un ritrattista, si è davvero rivelata. Un ritratto inedito che si spinge molto oltre gli schemi biografici tradizionali, intrecciando la storia della Regina con la vita, altrettanto affascinante, degli straordinari fotografi che hanno accompagnato – e spesso creato – l’immagine stessa della monarchia britannica. Coloro che, di fatto, hanno dato vita, trasmesso e diffuso con il loro lavoro l’icona di Sua Maestà. Dal maestoso splendore dei primi anni di regno sino alle fotografie rubate da uno smartphone mentre saluta con la mano dalla sua Rolls Royce, “come fosse una di noi”, l’immagine di Elisabetta II ha sempre accompagnato la storia della fotografia. Proprio attraverso un’osservazione attenta e inconsueta delle migliaia e migliaia di immagini che l’hanno ritratta, possiamo forse avvicinare in un modo nuovo una Regina che ci è sembrato di conoscere da sempre, ma che da sempre è parsa altrettanto inaccessibile.

Con la partecipazione dell’attore inglese Charles Dance già vincitore dello Screen Actors Guild Awards per la serie tv The Crown con gli interventi di Emma Blau, Pierpaolo Piccioli, Isabella Rossellini, Susan Sarandon e dei fotografi della Regina Brian Aris, Jason Bell, Julian Calder, Chris Levine, David Montgomery, John Swannell

NOTE DI REGIA

Elisabetta II ha lavorato nel tempo con grandi fotografi a cui ha commissionato suoi ritratti per costruire, comunicare e gestire la propria immagine. Paola Calvetti, l’autrice del libro “Elisabetta II. Ritratto di Regina”, mi ha chiesto di curare regia e fotografia del film omonimo da lei scritto. L’intuizione di Paola di raccontare questo inedito punto di vista sulla collaborazione tra la regina Elisabetta II e i grandi fotografi è avvincente e vincente. Ho iniziato il lavoro con cautela, cominciando a immaginare un punto di vista a sua volta inedito per trasformare quel testo in un film.
Partiamo dal presupposto che l’immagine emana dal soggetto verso chi la percepisce: ci viene incontro, rendendoci oggetto di questa manifestazione. Da qui il carattere percussivo che immagini, montaggio ed effetti hanno assunto all’interno del film. Dal punto di vista delle riprese, ho deciso di rinunciare alla panoramica, evitando tutti i movimenti di macchina che ricalcano la “lettura” da sinistra a destra e cercando invece, quando possibile, di creare immagini che dallo schermo ci raggiungessero, quasi venendoci incontro. Le riprese sono state realizzate con macchine da presa 6K e 4K, scegliendo tra i modelli più leggeri e avanzati che il mercato offre: in studio, ho optato per la Black Magic Pocket Cinema Pro e negli esterni per un iPhone 13 Pro. Diversamente da quanto accade nel libro, non ho girato nessuna vera e propria intervista con i fotografi che hanno fotografato la Regina Elisabetta II: ho preferito realizzare i loro ritratti in studio, con una luce pittorica, in una “scatola” nera, ritraendoli vestiti di nero. Il loro racconto, le loro emozioni nel ricordare la loro storia, le loro esperienze con la Regina condivise con me (un collega che conoscono e stimano e che li conosce e stima a sua volta) hanno permesso a impressioni ed espressioni autentiche di affiorare libere e di essere raccolte appositamente per questo film. Il nero che li circonda riesce ad annullare tutto quello che avrebbe potuto distrarci da occhi, volti, parole, emozioni. E l’empatia tra colleghi scaturita in questi incontri ha generato momenti di inattesa solidarietà e profonda commozione. C’è stato poi l’incontro con Charles Dance. Prima di conoscerlo personalmente a Londra, avevo deciso che avrebbe letto i diari, i racconti, le idee sulla fotografia dei grandi fotografi scomparsi che fotografarono la regina, sempre all’interno della “scatola nera”, ma illuminato anche dalla luce di un iPad. Quindi non solo una voce narrante, ma una presenza vera e propria che avrebbe costituito la spina dorsale del film. Dopo averlo incontrato, colpito dal suo carisma, dalla sua voce e dalla sua espressività e intelligenza, ho capito che il suo contributo avrebbe potuto essere ancor più determinante e convincente se il suo magnetismo non fosse stato frenato da un ruolo, ma fosse stato libero di rappresentare se stesso. Come è avvenuto. Questo elemento cruciale si è fuso con improvvise accelerazioni e decelerazioni del racconto, che ho inserito per ottenere una struttura emotiva dalla “narrazione ad elastico”, che fosse capace di tendersi e distendersi, di destare interesse e sorpresa e di catalizzare l’attenzione. Un film sull’immagine come questo ha il grande vantaggio di vedere riuniti in una sola persona i ruoli di regista e direttore della fotografia. Di questa fusione congenita di ruoli avrei dovuto e potuto cogliere tutti i vantaggi visto che, per esempio, non avrei dovuto spiegare a qualcun altro il senso di quello che volevo ottenere affinché illuminasse o filmasse in un certo modo una data scena. Insomma, non avrei dovuto cercare una convergenza visto che partivo da una fusione… Ma non è tutto. Il film doveva avere il contributo fondamentale di un artista che sapesse farlo “vedere anche a occhi chiusi”. Ci è riuscito il compositore della musica, Remo Anzovino, che ha scritto un tema indimenticabile. Un modo superbo per dare colore, attraverso la musica, al ritratto di Elisabetta II. [Fabrizio Ferri]

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